Sondrio, anche la destra fa rimuovere i manifesti anti-gay di Provita Onlus: "Offensivi e diseducativi per i giovani"


È difficile non provare orrore e disgusto davanti gli osceni manifesti di promozione dell'omofobia con cui l'organizzazione forzanoviste Provita Onlus sta infestando le nostre belle città. Facendo leva sulla truffa "gender", l'organizzazione di estrema destra invita gli intolleranti a sostenere Coghe nella sua richiesta di una feroce e violenta discriminazione degli studenti trans, che lui pretende vengano etichettati con generi diversi a quelli reali al fine di negare il loro diritto all'esistenza
Quelle sporcherie sono arrivate anche Sondrio, nel silenzio dell’amministrazione comunale di destra. Ma i cittadini per bene non sono rimasti in silenzio e CGIL e varie realtà locali ne aveva richiesto la rimozione immediata. Ovviamente il sindaco Marco Scaramellini aveva respinto la richiesta, recitando i loro consueti slogan sul fantomatico "pensiero unico" che impedirebbe all'estrema destra di invocare leggi che impongano il volere di Coghe agli altri e garantiscano la sistematica violazione della dignità umana ai gruppi sociali ca lui sgraditi.

Grazie ad una raccolta firme popolare e ad un'interrogazione urgente presentata da alcuni esponenti del Partito Democratico, gli osceni manifesti sono stati finalmente occultati nel pomeriggio di ieri.

Per ottenere tale risultato, Valtellina Arcobaleno aveva cercato di smascherare la truffa orchestrata da Coghe attraverso una lettera che smascherava tutta la violenza della sua ideologia:

Sentiamo il bisogno di intervenire sulla questione dei manifesti esposti in questi giorni nelle strade di Sondrio da parte dell’associazione Provita & famiglia.
Siamo un gruppo di persone Lgbt+ che da alcuni mesi sta cercando di operare sul territorio per la difesa della dignità e la promozione dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e no binary. Abbiamo condiviso, perché lo sentiamo profondamente nostro, il comunicato stampa della Cgil, che si è mossa a difesa della nostra dignità e delle nostre famiglie. Anche per noi quei cartelli sono offensivi, oltre ad essere mistificatori e volgari.
Ribadiamo che è mistificatorio e falso propinare l’esistenza di una ideologia gender che esiste solo nelle fantasie ideologiche di Provita & Famiglia. Questa posizione, ideologica e falsa, ha solo l’obiettivo di istigare la paura nelle famiglie di un pericolo, inesistente, per individuare un possibile nemico che va ad importunare i bambini e le famiglie nel loro percorso di crescita personale.
Nulla di più falso e mistificatorio.

In realtà quello che realmente esiste sono solo degli studi definiti “di genere” che hanno solo lo scopo di ridurre nella società quei fattori che portano discriminazione di genere, fra maschio e femmina e che incrementano le discriminazioni nei confronti delle minoranze non conformi ad una mentalità sociale che si limita alla visione binaria della sessualità dove esistono solo due generi a cui per forza conformarsi.
Quei cartelli, con quelle immagini e quelle frasi, tengono ad eliminare e colpevolizzare coloro che nella realtà a fatica cercano di vivere la loro identità troppo spesso nascosta, derisa ed emarginata.
Allo stesso tempo, negare in modo ideologico, l’esistenza di famiglie, considerate diverse solo perché composte da genitori dello stesso sesso, negare l’esistenza delle loro relazioni, dei loro figli e figlie è profondamente violento, non solo per i genitori ma anche e soprattutto per i loro figli.
Tutte le figlie ed i figli, tutte le bambine ed i bambini hanno bisogno di rispetto e tutela da parte della società, nessuno si deve arrogare il diritto di denigrarli o di indicarli come diversi o nemici.
Non riusciamo a capire la posizione di questa associazione che si autodefinisce pro vita e famiglia e poi infanga le vite degli altri e denigra le altre famiglie. La vita dell’essere umano non solo va tutelata nel momento della nascita e della morte ma durante tutto l’arco della sua esistenza.
Perché la vita di un bambino o una bambina deve essere considerate sacra solo alla nascita e poi nel corso della sua esistenza non può essere rispettata nella sua profonda identità personale che non sempre è biologicamente conforme?
Perché la tutela assoluta è solo nell’atto ultimo della vita e non sa essere rispettosa nei diversi percorsi di relazione ed affetto che prevedono anche modi diversi di vivere la famiglia?
Perché il rispetto della vita e della persona può giungere al punto di scomparire definendola illegittima , nemico, pericolo ?
Di fronte ai percorsi non facili di giovani, che in un territorio chiuso e difficile come la Valtellina, cercano di capire la propria vera identità, che senso ha mettere dei cartelli vicino alle scuole che negano la loro persona ed il loro essere?
Questo non è offensivo è solo disumano.

Non si tratta, come hanno detto alcuni politici locali, di permettere la libera espressione. Si tratta solo di capire come la tua libertà di espressione si può e forse a volte si deve fermare di fronte alla possibilità di offendere qualcuno diverso da te. La nostra libertà ha un confine quando lede la dignità e la libertà dell’altro.
Essere contro quello che viene definito il “politicamente corretto” non è solo una gergo di moda che in realtà, se negato, non ha altra possibilità di perpetrare quello che è scorretto? Questo vuol dire allora continuare ad offendere altri perché diversi da me, dal mio genere, dal mio orientamento sessuale, dalla mia origine, dalla mia posizione sociale e dalla mia visione politica.
Essere per la vita e per la famiglia dovrebbe essere a sostegno di tutte le vite e di tutte le famiglie senza avere la pretesa che solo la mia vita e la mia famiglia ha dignità e solo essa ha bisogno di tutele e rispetto, riservando ad altri solo scredito ed offese.


Nell'interrogazione presentata dalle opposizioni, veniva constatata l'evidenza di come "i messaggi e le foto riportati in quei manifesti sono particolarmente discriminatori, sessisti e offensivi della dignità di coloro che hanno orientamenti di genere non eterosessuale e tali messaggi sono particolarmente diseducativi per i giovani, poiché portatori di discriminazione, pregiudizio e mancanza di accettazione sociale". Per questo chiedevano al sindaco Marco Scaramellini e alla sua giunta di valutare l'ipotesi di rimuovere quelle porcherie, anche perché in contrasto con Statuto del Comune, della Costituzione e del Codice della strada:

l’art. 1 dello Statuto del Comune di Sondrio al comma 2 recita che il Comune “Ispira la sua azione alla tutela dei diritti e delle pari opportunità dei suoi cittadini, al di là di ogni differenza di sesso, condizione sociale, nazionalità, razza o religione ed ai principi di solidarietà, reciproca conoscenza e comprensione e favorisce, nell'ambito dei suoi poteri e delle sue competenze, lo sviluppo dei processi di distensione e di collaborazione internazionale”;
l’art. 1 dello Statuto del Comune di Sondrio al comma 3 recita che il Comune “Promuove iniziative tese a favorire la crescita di una cultura di pace e di democrazia, considerandole condizioni indispensabili per il progresso della società”;
l’art. 3 dello Statuto del Comune di Sondrio al comma 1 recita: “Il Comune rappresenta l'intera Comunità residente nel suo territorio e ne cura unitariamente i relativi interessi nel rispetto delle varie realtà etniche e culturali. Ne promuove lo sviluppo ed il progresso civile, sociale ed economico e garantisce la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche ed all'attività amministrativa.”;
l’art. 3 dello Statuto del Comune di Sondrio al comma 3 recita: “ Il Comune riconosce il valore ed il ruolo fondamentale della famiglia quale soggetto titolare di primarie funzioni educative, sociali ed assistenziali. Opera, pertanto, al fine di rimuovere le cause che possono ostacolare il pieno svolgimento di tali funzioni”;
l’art. 3 dello Statuto del Comune di Sondrio al comma 4 recita: “ Nell'ambito dei propri poteri e delle proprie funzioni l'Amministrazione comunale svolge la propria azione per superare le discriminazioni di fatto esistenti fra i sessi, determinando, anche con specifiche azioni concrete, condizioni di pari opportunità nel lavoro e promuovendo tutte le iniziative necessarie a consentire alle donne di godere pienamente dei diritti di cittadinanza sociale”;
l’art. 3 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”;
l’art. 23 del Codice della Strada al comma 4 bis recita: “È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.
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