L'indecenza di don Iapicca che usa la suicida salvata dai carabinieri contro i diritti dei malati terminali
Don Antonello Iapicca appare abbastanza nauseante in quella sua abitudine ad accostare temi privi di nessi, cercando sistematicamente di sfruttare qualsiasi vicenda per mera propaganda. Nonostante sia evidente che non esista motivo alcuno per accomunare una donna suicida a quei malati terminali che lui vorrebbe costringere a soffrire contro la loro volontà, lui scrive:
Il prete non spiega chi mai dovrebbe spingere i malati al suicidio, sato che al massimo è lui che chiede leggi che vietino ai malati ogni diritto di scelta affinché siano costretti a subire il suo volere sui loro corpi. Ed è altresì evidente che non ha senso paragonare quella donna ai malati terminali ,m ancor più quando si tace sui bambini che potrebbero essere salvati se la sua Meloni non si divertisse a madre in giro per l'Italia le navi delle Ong.
Eppure quel paragone pare essergli piaciuto molto, dato che anche in un altro messaggio si inventa che chi non vuole negare il diritto di scelta ai malati avrebbe ucciso volontariamente quella donna. Il che è ovviamente una stupidaggine colossale, ma evidentemente a don Iapicca piace offrire falsa testimonianza:
Il problema è che Iapicca cerca facili consensi negando le differenze. Non è che commettere uno stupro o fare l'amore siano la stessa cosa solo perché il movimento del bacino è il medesimo. Di conseguenza, paragonare una donna in salute a un malati terminale non ha senso. Non ha senso inventarsi false accuse da rivolgere a sostenitori pro-choice che sicuramente non avrebbero mai spinto la donna come dice lui. E sicuramente nulla cambia che il suo desiderio di poter costringere gli altri a dover subire la sua volontà sui loro corpi è una violenza.