Provita Onlus raccoglie firme per vietare il diritto di espressione


L'organizzazione forzanovista Provita Onlus sosteneva che i reati d'odio fossero una presunta "libertà di espressione" da garantire agli omofobi che dicevano di sentirsi discriminati perché "la pensavano in modo diverso". Ora raccolgono firme per chiedere che un prete sia costretto con la forza a censurare un presepe da lui ritenuto troppo inclusivo.
Secondo loro prassi, l'accusa è quella di blasfemia. Ossi un termine che loro sono soliti usare per abusare della religione come strumento con cui esercitare un reato di opinione.

Offrendo la loro solita testimonianza, l'organizzazioni forzanovista irride la violenza sulle donne e si inventa che le due donne messe ad indicare inclusività verso le famiglie lgbt siano un'offesa a chi difende il patriarcato come loro. Poi, smentendosi, accusando di promuovere una imprecisata "compravendita di bambini", forse in riferimento ai bambini partoriti da quelle lesbiche che loro non vogliono siano ritenute famiglia. Ed ovviamente mistificano la costituzione, sostenendo che "naturale" dovrebbe essere inteso come sinonimo di "eterosessuale":



Al solito, Coghe si mostra molto prepotente nel suo pretendere che la su personalissima opinione e le sue sconclusionate accuse debbano essere ritenute un dato di fatto. Infatti sarebbe legittimo ritenere che probabilmente il loro abuso ideologico della religione sia la vera blasfemia. E la situazione non migliora con la sua pretesa di entrare in una proprietà privata ad imporre le sue idee, dato che pare degno di un regime fascista il loro pretendere di poter andare in casa d'altri a vietare pensieri ed espressioni a loro sgraditi.
Coghe vuole omofobo dove tutte le statuine sono state sbiancate per piacere ai razzisti? Se lo faccia. Ma non pretenda di poter vietare la libertà di espressione a chi vuole ricordare che il messaggio della Natività è un messaggio di accoglienza.

Dato che l'obiettivo primario dei forzanovisti di Provita Onlus è l'incitamento alla discriminazione, è nel testo della loro squallida petizione rivolta al vescovo di Avellino che parlano di fantomatiche "provocazioni lgbt". D'altronde sarebbe stato un peccato non usare la decisione di un sacerdote presumibilmente eterosessuale per non incitare odio contro le vittime della loro propaganda.
La richiesta finale è un intervento nello stile in santa Inquisizione contro la libertà da parte del vescovi di Avellino, a cui chiedono di dare voce agli omofobo censurando la libertà di pensiero di chi non è omofobo quanto loro e i loro finanziatori.
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