CasaPound festeggia i vent'anni di occupazione abusiva a Roma


Per festeggiare vent'anni di occupazione abusiva di uno stabile statale, provocando un danno erariale che nel 2021 venne quantificato in 4.507.092,00 euro, i camerati di Casa Pound hanno affisso uno striscione sul palazzo. In fondo non pare che Giorgia Meloni frema dal desiderio di sfrattarli.
Il 27 giugno dello scorso anno il giudice monocratico di Roma ha comminato 10 condanne a 2 anni e 2 mesi nel processo per l'occupazione abusiva del palazzo in via Napoleone III, ma dello sgombero non si vede l'ombra.
Prima dell’occupazione, l'edificio ospitava gli uffici del ministero dell’Istruzione. Il 27 dicembre 2003 però l'edificio venne occupato da alcuni membri di un centro sociale di destra. Il ministero chiese lo sgombero del palazzo ma, dopo pochi mesi, comunicò all’Agenzia del Demanio di voler riconsegnare l'edificio per «cessate esigenze istituzionali». La richiesta fu respinta a causa dell'occupazione dei neofascisti.
A quel punto i vari enti si rimbalzarono le responsabilità, mentre i leader di Casa Pound allestivano appartamenti che gli avrebbero permesso di vivere nel centro di Roma senza versare un solo euro di affitto. E neppure pagano la corrente, dato che il palazzo risulta essersi illegalmente allacciato alla rete pubblica.
Solo nel 2019 la sindaca Raggi riuscì a far rimuovere l'insegna di casa Pound cher gli abusivi avevano collocato sulla facciata. Invece è nel 2009 che il sindaco Alemanno, molto vicino ai movimenti di estrema destra, tolse il palazzo dalla lista delle occupazioni abusive della città, anche se un commissario intervenne e la reinserì.
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