Porro, Pillon, Borghi e Borselli all'attacco della Cortellesi in difesa degli stereotipi


Nicola Porro, Simone Pillon, Claudio Borghi e Hoara Borselli è la squadra di destra che ha lanciato una sharia contro Paola Cortellesi, giudicata rea di aver osato osservare il sessismo di certe fiabe. I quattro alfieri del politicamente scorretto reputano intollerabile abbia potuto domandarsi: «Siamo sicuri che se Biancaneve fosse stata una cozza il cacciatore l'avrebbe salvata lo stesso?». Oppure perché mail il principe ha bisogno di una scarpetta per riconoscere Cenerentola, «non poteva guardarla in faccia?». E «chi è così ingenua da fidarsi di una strega?».
Secondo rodata prassi della destra, i quattro hanno scelto di irridere ciò che parrebbero non aver compreso. D'altronde gente che sostiene di "cucinare" le persone forse non saranno mai in grado di comprendere quelle semplici domande:



Porro ha deciso di affidare l'attacco alla Cortellesi al suo Max Del Papa, diffamatore seriale che ha insulti per tutti. Ed infatti quell'articolo non propone alcun concetto, configurandosi come un infinita sequela di insulti gratuiti.

Forse pensando che sia divertente storpiare i nomi e insultare persone a caso (ma solo sopo essersi premurati di tacere sulle accuse di furto al ministro Sgarbi, la condanna definitiva alla Montaruli o il caso Santaché), è ostentando un atteggiamento da bullo che scrive:

Paola Wokellesi è sempre stata una montatella e non serviva un profiler di Quantico a capirlo: troppo costruita, troppo piena di intenziosi, il sorrisetto che voleva essere sfottente, gli occhioni sgranati che simulavano ironia, ovviamente per tutto quello che stava fuori dal perimetro di sinistra, oh, così convinta di piacere, di piacersi, però simulando distacco per queste faccende egotistiche. Sai quando una sfotte quelle che posano, non facendo altro che posare, peggio di Belen, peggio di Pandora Ferragni.

Certo, peccato che poi loro frignassero quando qualcuno osava esprimere disistima verso la loro Maria Giovanna Maglie, ossia la populista che voleva investire con la macchina Greta Thunberg. Ma è sempre accodando insulti e nessun concetto che aggiungono:

Cosa ha fatto Paola Wokellesi? È andata alla Luiss, diremmo il posto giusto, uno dei posti giusti, dei moderni templi woke, a dar segno di qualunquismo in apparenza ideologico, cioè stupido, in effetti strategico, dunque astuto. Non un fulmine a ciel sereno: le danze della pioggia gender correct le aveva già inaugurate con una complessissima intervista sul Corriere a Veltroni, quando si dice essere nel brodo giusto, la subcultura fumettistica a presa rapida, largo consumo, sottoerudizione per follower e collezionisti di figurine, di documentari, il praticello bassissimo della riflessione per studenti medi, appunto, o meglio mediocri, di tutte le età. Già lì si era avuta conferma della consistenza, con passaggi del tipo voglio la pace nel mondo e le donne salveranno il pianeta, un mix tra Bergoglio, Greta e miss Universo.

Che dovrebbe c'entrare Papa Francesco? Probabilmente nulla, come nulla centra quella Paola Enogu che il sito di Porro perseguita perché nera:

La sinistra riparta da Paola Egonu o Wokellesi cambia niente perché sono perfettamente fungibili al netto delle sfumature di pigmento: sotto, l’anima è sempre rossowoke. Le montatelle in carriera finiscono tutte allo stesso modo: l’ex umoristika Paola si consegna ai pugnettoni sussiegosi, in piena sindrome di Cecchettin, che si cura bene a Bruxelles. Auguri.

L'augurio andrebbe fatto a chiunque non trovi disgustoso quell'articolo, dato che probabilmente ciò potrebbe dimostrare gravi problemi mentali. Ma contro la Cortellesi si è lanciato anche Borghi, il quale scrive:



La signora Borselli, che a curriculum può vantare l'aver mostrato le tette in film di basso spessore culturale, si lancia in insulti al limite del surreale:



Non va meglio con Pillon che, riprendendo le sue polemiche di ieri, posa con una tazza rosa adornata da principesse dicendosi stupito che nelle università si parli di educazione e stereotipi. Ed ovviamente non si astiene dall'inveire contro una imprecisata "sinistra":



Tra "k", fantasie sulle occupazioni (tipo difesa da Salvini quando faceva il "comunista padano" al Leoncavallo) ed elogi a chi costringe le donne a rassettare, anche questa volta Pillon preferisce sfottere piuttosto che argomentare. E chissà che c'entra la "sinistra" con la vicenda...
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