I giudici denunciano "falso ideologico" nel "mamma e papà" imposto da Salvini sulle carte d’identità


I giudici della Corte d’Appello di Roma hanno ritenuto illegittima la specifica sul sesso dei genitori che Salvini ha imposto sulle carte di identità elettroniche nel 2009, quando cavalcò la bufala del “genitore 1 e genitore 2”, ossia una dicitura mai comparsa su alcun documento, per sostituire l'etichetta “genitori” con un ben più ideologico “pare e madre”.
Una coppia di mamme si rivolse al TAR del Lazio e al Tribunale di Roma per chiedere un documento che non mentisse sulla composizione della loro famiglia. E già in primo grado il Tribunale accolse la loro richiesta, dichiarando illegittimo il decreto in quanto il documento emesso “integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico”. Tale visione è stata ora conferma anche della sentenza in Appello, dove il Ministero è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
La Corte ha così ribadito un l'ovvio, ossia che sulla carta d'identità non possono essere indicati dati personali diversi da quelli che risultano nei registri dello stato civile, anche se quei dati non piacciono a Pillon e a Salvini.
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