Il governo Meloni esclude le associazioni trans dal dibattito per definire le linee guida delle terapie ormonali


Il governo Meloni ha deciso di escludere le associazioni lgbt dai tavoli di lavoro che l'ex senatore leghista Pillon auspica possano rendere illegali le terapie che consentono di fermare (in modo reversibile) la pubertà nei minori che soffrono di disforia di genere al fine di rendere meno evasive eventuali terapie praticate in età adulta. A decidere per loro e per le loro vite sarà Eugenia Roccella, da sempre antagonista ai diritti lgbt e tra le organizzatrici del "family day" di Gandolfini.
Dopo gli attacchi del governo al centro Careggi di Firenze e l’interrogazione parlamentare di Maurizio Gasparri contro, è contro il parere delle società scientifiche del settore che il governo ha imposto un tavolo congiunto tra il ministero della Salute e il ministero della Famiglia per elaborare nuove linee guida sul tema.
L'esito pare scontato, dato che non è stata coinvolta alcuna associazione di persone transgender o loro alleate. A denunciarlo sono oltre 40 associazioni lgbt a cui si aggiungono decine di firme tra medici, psicologi e avvocati del settore. In una lettera congiunta sollevano perplessità per la scelta dei ministri Eugenia Roccella e Orazio Schillaci di definire «in modo verticale e centralizzato i protocolli e le linee guida per l’accesso ai percorsi di affermazione di genere delle giovani persone trans* e non binarie».
Le associazioni osservano anche che «a fronte del 40% di giovani persone trans a rischio suicidio, la terapia con triptorelina riduce del 70% questa drammatica possibilità. Anche lo studio di Diana Tordoff (MPH Standford School of Medicine) ha dimostrato che interventi legislativi avversi ai percorsi di affermazione di genere possono aumentare il rischio di suicidio delle giovani persone trans». Inoltre, negli adolescenti trans che assumono terapie bloccanti «si riscontra il 60% in meno di casi di depressione e il 73% in meno di pensieri o tentativi di suicidio rispetto a quelle che non ricevono supporto medico nei loro percorsi».
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