Matrimonio gay: il 23 si ponuncerà la Corte Costituzionale


Il 23 marzo prossimo i quindici giudici della Corte Costituzionale dovranno pronunciarsi su un tema che sta a cuore a molti gay e lesbiche: l'eventuale illegittimità, sulla base dei diritti umani e civili riconosciuti dalla costituzione italiana, del divieto di celebrare matrimoni fra persone dello stesso sesso.
Sotto esame sono alcuni articoli del Codice Civile (per l'esattezza gli articoli 93, 96, 98, 107, 108, 143, 143-bis e 156-bis) che nei loro riferimenti alla famiglia parlano genericamente di "marito" e "moglie", discriminano le coppie di persone dello stesso sesso. Allo stesso tempo la legge non prevede una definizione legale di matrimonio, né un divieto esplicito al matrimonio fra persone dello stesso sesso o l'indicazione che gli sposi debbano avere sesso diverso.
Al contempo, la carta costituzionale contiene molti principi che parrebbero garantire il diritto al matrimonio al di là del sesso: l'articolo 2 prevede la tutela della dignità di ognuno, l'articolo 3 il principio imperativo di uguaglianza e l'articolo 117 impone il rispetto delle disposizioni della Carta di Nizza. Quest'ultima, insieme alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e alla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo, ribadisce il diritto a sposarsi di ciascuno.
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