Legge-bavaglio: le proteste dopo il «Sì» del Senato


Ieri la cosiddetta "Legge-bavaglio" ha ottenuto il «Sì» del Senato grazie all'ennesimo voto di fiducia imposto dal governo Berlusconi.Immediata è stata la protesta del mondo dell'informazione e di numerosi cittadini, ottenendo anche un risalto internazionali, con numerose testate giornalistiche straniere che hanno deciso di dedicare spazio alla questione.
"La Repubblica" è uscita oggi con una prima pagina bianca con al centro un post-it con la scritta "La legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati". "La Stampa", invece, ha deciso di aprire con l'articolo "Intercettazioni, sì del Senato", un titolo apparentemente neutro ma sottolineato a fondo pagina dalla presenza di un'area bianca al posto della consueta rubrica "Buongiorno" di Massimo Gravellini.
"Il Manifesto" ha dedicato gran parte della sua prima pagina ad una vignetta di Vauro dall'eloquente titolo "Senza parole", mentre "l'Unità" ha scelto di scrivere a caratteri cubitali "Approvata la legge bavaglio", utilizzando lettere con uno stile grafico molto simile alle scritte di epoca fascista.
"Il Sole 24 ore", pur non dedicando l'apertura alla notizia, è stato molto eloquente sul suo punto di vista nell'editoriale di prima pagina: nelle ultime righe si legge:"la coincidenza tra la stretta contro il diritto di cronaca e le inchieste sulle camarille tra affaristi, ministri, politici, galoppini, azzecagarbugli di ogni risma, bionde e brune, qualche don Abbondio che ha fatto carriera, volti noti dei salotti in tv e fuori, fa sorgere forte nell'opinione pubblica il sospetto amaro che privacy e doveri del cronista poco c'entrino. E che conti invece la voglia di rivalsa contro la stampa, un consiglio non troppo sommesso per intimare: state tranquilli. Il che dovrebbe rendere appunto non solo i giornalisti, ma un po' tutti gli italiani, poco tranquilli".
Molti altri giornali, testate giornalistiche e siti web sono usciti listati a lutto: è il caso de "Il Cetro" che ha aperto il giornale con "Il governo imbavaglia la stampa" o "Il fatto quotidiano" che fa sapere "Quesato è un giornale lsitato a lutto per il corpo mortale inferto alla libertà dei cittadini espropriati del diritto inalienabile di sapere". L'emittente Sky Tg 24 ha aggiunto al suo logo una fascia nera a lutto con la scritta "Contro la legge bavaglio sulle intercettazioni".
La federazione nazionale della stampa, oltre ad aver chiesto a giornali e siti internet di far sentire il proprio dissenso anche nei prossimi giorni, ha indetto uno sciopero nazionale previsto per il 9 luglio prossimo (la data, però, non è ancora definitiva).

Ma cosa prevede il ddl? Attualmente le intercettazioni vengono autorizzate da un magistrato nel caso in cui qualcuno sia sospettato di aver commesso un reato. Le nuove norme richiederanno la presenza di gravi indizi di colpevolezza e solo per reati di mafia, terrorismo, sequestro di persona, stalking e quelli puniti con più di 5 anni di reclusione. Le intercettazioni non potranno più durare per tutto il corso delle indagini ma dovranno essere limitate a 75 giorni. In caso di ragioni motivate, si potrà chiedere al gip proroghe di tre giorni in tre giorni. Per i reati più gravi si può prorogare per 40 giorni, più altri 20 ancora prorogabili.
Le intercettazioni ambientali (ossia quelle attraverso l'uso di cimici) non potranno più essere effettuate in luoghi privati (come case o auto) e non dovranno superare i tre giorni, prorogabili per altri tre.
Le regole non varranno solo per i nuovi processi ma anche per quelli già in corso: ciò significa che eventuali prove di colpevolezza raccolte con le regole odierne ma che dovessero superare i limiti imposti dalle nuove norme decadrebbero automaticamente e non potrebbero essere usati ai fini processuali.
I Pm non potranno più parlare pubblicamente delle inchieste di cui sono titolari e le telecamere non potranno più riprendere nemmeno i processi pubblici: la registrazione di immagini o di audio potrà avvenire solo dietro l'autorizzazione del presidente della corte d'appello.
I giornalisti non potranno più pubblicare gli atti delle inchieste in versione integrale fino al termine dell'udienza preliminare e non potranno parlare di eventuali intercettazioni fino alla conclusione del processo. Gli atti delle indagini potranno essere pubblicati ma solo in forma di riassunto e senza dichiarazioni virgolettate. L'eventuale inadempienza di tali norme prevederà multe stellari non solo per i giornalisti, ma anche per gli editori.
Le pene per le "talpe" che dovessero passare informazioni su intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio passeranno da una pena massima di un anno ad un massimo di sei anni di reclusione.
La registrazione di nascosto di conversazioni (come quelle effettuate dalla escort Patrizia D'Addario o realizzate da programmi televisivi come "Striscia la notizia" o "Le Iene") saranno permesse solo a giornalisti professionisti. Tutti gli altri richieranno da 6 mesi a 4 anni di carcere.
Nuove norme anche per il clero: attualmente un pm non deve far alcun distinguo fra sacerdoti ed altre persone, ma il nuovo ddl prevede l'obbligo di avvertire la diocesi o, qualora l'intercettato sia un vescovo, la segreteria di Stato vaticana.

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