La Serbia annulla il Pride di Belgrado


Il Gay Pride di Belgrado si sarebbe dovuto svolgere domenica, ma il ministro dell'interno serbo, Ivica Daci, ha annunciato che sarà vietato dalle autorità qualora non siano gli organizzatori stessi ad annullarlo (ipotesi che, però, è già stata scartata da quest'ultimi). Il motivo della scelta è spiegato dal timore di possibili disordini durante il corteo.
Nei giorni scorsi, infatti, il governo ha subito da un lato le le pressioni della Chiesa ortodossa (che chiedeva la cancellazione di quella che il Patriarca Irinej ha definito la "Parata della vergogna") e dall'altro le minacce di gruppi di ultranazionalisti omofobi che hanno figurato l'ipotesi di bruciare addirittura la sede del governo e di alcune società estere, andando ben oltre a quanto già avevano causato lo scorso anno (con il ferimento di 140 persone, la città praticamente distrutta e strascichi della protesta arrivati fino in Italia con disordini nel corso dell'incontro di calcio tra la nazionale Serba e quella nostrana).
E così, al posto di adoperarsi per garantire la sicurezza, il governo ha deciso di vietare del tutto il corteo in modo da non scontentare chi gli ha lanciato la minaccia di ritorsioni. Ed evidentemente poco gli importa se in questo modo vengono calpestati i diritti dei cittadini che chiedono di poter scendere in piazza per manifestare pacificamente.
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