Secondo Scilipoti i figli dei gay rischiano di diventare gay


Il nome di Domenico Scilipoti ha iniziato ad essere conosciuto nel dicembre 2010, dopo che anche il suo abbandono dell'Idv a favore del gruppo misto permise al governo Berlusconi di ottenere la fiducia e di rimanere al potere. Da lì in poi il suo voto è diventato essenziale e, forte della sua nuova popolarità, non ha perso occasione per dire la sua su tutto e tutti. Ha negato che gli stipendi troppo altri dei parlamentari potessero essere un problema, ha proposto finanziamenti all'agopuntura, ha sostenuto un condono tombale sia fiscale che edilizio e ha suggerito di abrogare le norme che vietano al partito fascista di sedere in parlamento.
Si è detto un difensore della morale e dei valori cristiani (forse a parte il "non rubare", data la sua recente condanna in via definitiva per non aver pagato parcelle per 200 mila euro), ma si è dimostrato anche un acerrimo nemico delle coppie gay.
Già nel corso del primo congresso del Movimento di Responsabilità Nazionale, il partito da lui fondato, sostenne che i gay non possono formare una famiglia perché i bambini non sarebbero in grado di capirlo, poi in un'intervista al sito cattolico Pontefix ribadì «certe unioni che famiglia non sono, non possono trovare accoglienza nel nostro ordinamento» (questa volta senza neppure il bisogno di tirare in ballo i bambini) , ma è oggi che ha dato il meglio si sé esprimendo teorie che un laureato in medicina e chirurgia dovrebbe vergognarsi anche solo di pensare: «È nella natura che i genitori siano un uomo e una donna. Un fatto naturale. Il figlio di due genitori dello stesso sesso potrebbe imitare i propri genitori e diventare gay o lesbica anche lui o lei».
Ma nella sua intervista a Klauscondicio non si è fermato a questo, aggiungendo: «Guardando al comportamento delle banche, alla loro politica economica e al modo in cui si sono comportate coi risparmi della gente, possiamo tranquillamente affermare che questo loro stile non giocherà a favore delle famiglie, ma punterà a disgregarle; e, in linea di massima, potrebbero favorire le lobby gay piuttosto che le famiglie».
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