Kenya: social network utilizzati per ricattare i gay


Il ricatto rischia di diventare uno dei principali problemi della comunità gay keniana. È quanto denuncia il Gay and Lesbian Coalition of Kenya che, nell'occasione, ha spiegato anche di come alcuni ricattatori abbiano scelto di utilizzare il web come nuovo strumento per identificare le proprie vittime.
Il meccanismo adottato è semplice: gli aguzzini si spacciano per gay su una serie di social network (come Facebook, Gaydar, ManJam e GayRomeo) con l'obiettivo di adescare le proprie vittime. Una volta ottenuto del materiale compromettente, sfruttano a loro vantaggio la forte omofobia presente nel Paese per ricattarli, chiedendo soldi o il pieno accesso alle loro carte di credito in cambio del loro silenzio.
Va ricordato, infatti, che in Keya l'omosessualità può essere punita con pene fino ai 14 anni di reclusione ed il 96% della popolazione la ritiene "inaccettabile": motivi più che sufficienti a costringere molti gay e lesbiche del Paese a nascondersi e a ricorrere a matrimoni eterosessuali di facciata.
A peggiorare ulteriormente la situazione è anche il fatto che i malfattori, pur commettendo un'atto illegale, sanno perfettamente che difficilmente le loro vittime denunceranno l'accaduto, dato che in quel caso si troverebbero automaticamente a palesare il loro orientamento di fronte alle autorità con tutti i rischi che ne conseguirebbero.
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