Berlusconi: «La Chiesa ricordi cosa abbiamo fatto noi»


«Credo che l'influenza della Chiesa sia assolutamente presente, auspico si ricordi cosa abbiamo fatto per la Chiesa negli anni del mio governo e si tenga presente cosa farebbe la sinistra se andasse al governo». Lo ha detto Silvio Berlusconi a Radio anch'io.
Se è evidente il suo voler strizzare l'occhio ai vertici ecclesiastici pur di ottenere il loro appoggio alle prossime elezioni, può essere utile ripercorrere la storia del rapporto economico fra Stato e Chiesa per rispolverare la memoria su ciò che anche il Governo Berlusconi ha fatto per loro.

Non appena raggiunta l'unità d'Italia, il Papa si rifiutò di riconoscerla e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica nazionale. Lo stato cercò di fargli cambiare idea firmando nel 1871 la cosiddetta Legge delle Guarentigie, una norma che riconosceva alla Chiesa il possesso dei palazzi del Vaticano, del Laterano e di Castel Gandolfo, nonché introduceva una serie di privilegi materiali a favore del clero (compresa una cifra annuale di 3.225.000 lire dell'epoca, pari a una decina di milioni di euro di oggi). Il papa, però, non incassò mai quella cifra pur di non riconoscere l'unità italiana.
L'11 febbraio 1929, il Vaticano firmò con Mussolini i Patti lateranensi, riconoscendo la sovranità della Chiesa e l'indipendenza dello Stato del Vaticano. Il trattato prevedeva anche una grossa elargizione economica come risarcimento dei «danni ingenti» subiti con la «conquista» di Roma nel 1870, a cui si sommarono 3.160.501.113 di lire (una decina di miliardi di euro odierni) di arrestarti per la somma proposta nel 1871 e mai incassata. L'Italia si impegnò anche al pagamento dello stipendio dei preti (detto "congrua"), pur negando loro la possibilità di far politica e, se nominati vescovi, dovevano avere il gradimento italiano e giurare fedeltà al regime.
Davanti a simili somme e privilegi, il 14 febbraio 1929 Pio XI definì raggiante Mussolini «l'uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare». Inutile dire che la storia dimostrò il contrario.
Nel 1983 Craxi rinnovò il Concordato, eliminando però il divieto ai preti di fare politica e il giuramento di fedeltà dei vescovi allo Stato italiano. La "congrua" mensile venne sostituita con un finanziamento volontario dell'8 per mille sul gettito totale delle tasse pagate con l'Irpef, portando al Vaticano l'incasso di un miliardo di euro annui. Da notare che articolo 37 stabilisce che, laddove i contribuenti non indichino specificatamente a chi versare l'8 per mille, quelle somme vengono automaticamente devolute alla religione che ha ottenuto il maggior numero di preferenze (che dall'istituzione della norma ad oggi è sempre stata la Chiesa cattolica).
La discesa in campo di Silvio Berlusconi ha portato nuovi privilegi al clero. Nel 2003 permise a 15.507 insegnanti di religione (di fatto solo cattolica) di diventare di ruolo, scavalcando anche i diritti pregressi degli insegnati di altre materie. La possibilità di assumerli o licenziarli, però, non è passato nelle mani del ministero della Pubblica istruzione, ma è stato lasciata al vescovo locale.
Oltre all'8%, lo stato ha iniziato a contribuire alle spese della Chiesa con una serie di voci: nel 2004, ad esempio, sono stati versati 470 milioni per gli stipendi agli insegnanti di religione, 258 per le scuole cattoliche, 25 milioni per l'acqua consumata dal Vaticano, 20 milioni ad un'Università dell'Opus Dei, 44 milioni per le cinque Università cattoliche e via discorrendo. Mediamente ogni anno circa 3 mila miliardi di euro vengono versati dallo Stato nelle casse vaticane.
A ciò si aggiungono 6 miliardi di euro che la Chiesa risparmia grazie all'esenzione da una serie di tasse.
Nel 2005 il Governo Berlusconi introdusse una legge per l'esenzione dall'Ici anche per tutte le attività della Chiesa «prescindere dalla natura eventualmente commerciale delle stesse».
Con la Legge finanziaria del 2005 viene stanziato 1 milione di euro per il potenziamento e l'aggiornamento tecnologico nel settore della radiofonia destinata solo alle «emittenti radiofoniche nazionali a carattere comunitario»: le uniche due emittenti che rispondono al requisito sono Radio Padania Libera (la radio della Lega Nord) e Radio Maria.
Poi ci sono una serie di manovre a livello locale. Ad esempio nel febbraio del 2004 il Presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan (Forza Italia), decise di stornare 50 milioni di euro dal fondo speciale per il disinquinamento delle acque di Venezia versandoli nelle casse della curia patriarcale. Proposta approvata all'unanimità nella riunione a Palazzo Chigi del Comitato per la gestione dei fondi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, presieduto dall'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
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