Il film porno d'esodio di Gabriele Paolini


Considerato che da un paio di settimane l'articolo sul film hard di Tassinari risulta il post più letto del blog, c'è da dedurre che siate un po' masochisti. Ma i gusti son gusti e, se volete farvi ancora più del male, occupiamoci un altro personaggio televisivo che ha deciso di dedicarsi ai film a luci rosse (ahinoi, anche gay... giusto per offrire qualche punto in più a chi ci vuol male).
Si tratta di Gabriele Paolini, classe 1974, che ama definirsi un "inquinatore televisivo". È noto al grande pubblico per le sue frequenti apparizioni nel corso dei collegamenti in esterna di vari telegiornali. L'alto numero delle sue incursioni lo ha portato anche ad entrare nel 2002 nel Guinness dei primati. Memorabili sono alcune sue liti, come quella con con Emilio Fede o con Paolo Frajese.
Personaggio non certo piacevole, è più volte finito in tribunale per le sue azioni. Nel 2006 è stato condannato a tre mesi di reclusione per molestie in merito ad un collegamento Rai da palazzo Chigi. Nello stesso anno il suo sito è stato posto sotto sequestro Polizia postale di Roma per alcune dichiarazioni che riguardavano il critico cinematografico Robert Bernocchi (la condanna è stata poi di due anni e otto mesi di reclusione per tentata estorsione, calunnia, diffamazione e molestie). Nel 2012 il Tribunale di Roma lo ha condannato a sei mesi di carcere per molestie nei confronti di tre giornalisti di Mediaset. Inoltre nel 2008 e nel 2011 ha ricevuto dei fogli di via (della durata di 3 anni) dalle città di Fiumicino e di Milano.
Accantonata l'attività di disturbatore, nel 2006 Paolini ha esordito nel mondo della pornografia con il film "Dottor Gay & Mr. Hide". Una pellicola presentata come docu-film sul mono della prostituzione maschile, ma che poco o nulla ha a che fare con l'inchiesta giornalistica.
Nonostante abbia realizzato altri discutibili film hard (etero e gay), tra cui l'ultimo pochi mesi fa per la Love-me (la stessa società che ha prodotto quelli di Sara Tommasi, Luca Tassinari e Nando Colelli) oggi ci occuperemo del suo film d'esordio (nonché l'unico attualmente citato dalla sua biografia su Wikipedia).

Prima di addentrarci nel racconto di quanto mostrato, vale la pena fare una piccola precisazione: se notere alcune contraddizioni non stupitevene, la pellicola ne è piena. Ad esempio Paolini dice di praticare sesso orale solo dopo aver visto le analisi mediche del partner, ma nella prima scena lo pratica ad un ragazzo (presentato come un marchetto) incontrato per caso in un parco. Allo stesso modo afferma di non essere disposto a pagare qualcuno per far sesso (sarebbe una violenza nei suoi confronti, dice) ma sempre nella prima scena lo si vede offrire dei soldi al ragazzo in cambio di favori sessuali. Ed ancora, afferma con le lacrime agli occhi di essere stato violentato da un sacerdote all'età di 15 anni, ma all'inizio del film aveva sostenuto che a quell'età era solito prostituirsi a Roma (un salto dalla castità alla strada che appare forse un po' troppo repentino). Ma andiamo con calma e ripercorriamo il film scena per scena.

Come accennato, il film viene presentato come un documentario, motivo per cui le varie scene vengono introdotte da lunghi monologhi registrati da Paolini in una sala di regia. E così l'incipit è una digressione sul perché abbia scelto di realizzare un film per adulti: «Per me è un salto importante -asserisce- perché ora sto parlando a voi [...] e posso esprimere ciò che ho dentro» (affermazione alla quale viene sovrapposta l'immagine di un rapporto anale... se non altro neppure lui pare prendere sul serio ciò che dice). Poi ci si addentra nel tema principale: «Nella scena che vedrete -spiega- c'è un ragazzo di vent'anni, non italiano, che aveva il timore e non voleva farsi vedere. Poi, chiaro, l'abbiamo convinto. Ha capito che eravamo persone serie». Anche se l'ultima affermazione è già di per sé discutibile, è qui che Paolini racconta che a 15 anni era solito andare a prostituirsi proprio a Valle Giulia, il luogo dove ha luogo l'incontro con il ragazzo rumeno in questione.
Finalmente iniziano le esterne e si vede Paolini che rincorre il giovane: «Una domanda!», «Non ti riprendo, promesso!»... il tutto mentre il viso del ragazzo viene chiaramente mostrato. Poi, una volta acciuffato il malcapitato, inizia la sua intervista. E quale sarà mai la domanda per cui lo ha ricorso per mezzo parco? Quale segreto si farà raccontare? Ebbene, lo scambio di battute inizia con un «Voi rumeni siete noti per essere dei superdotati...». Il ragazzo risponde con un «Quello non lo so», al che il disturbatore ribatte: «Io vorrei saperlo, magari se dopo... Io sono un ragazzo giovane e bello e mi farebbe piacere stare un attimo con te». I due si allontano e Paolini, dopo avergli chiesto di urinargli su una mano, inizia a praticargli sesso orale.
La seconda scena viene proposta come dedicata agli incontri su Internet: Paolini racconta di aver conosciuto in rete "Johnny lo stitico" e di avergli dato appuntamento (mai dare in appuntamento in casa, afferma, e pone qualcosa di peggio come esempio: un appuntamento su una panchina in una strada pressoché deserta. E che cavolo, tutti sanno che gli appuntamenti si danno in luoghi affollati!). Fatto sta che ha così ha inizio una tra le scene più fetish della pellicola: il disturbatore televisivo si fa leccare i piedi e poi chiede al partner di defecare (con scarsi risultati) a terra.
Nella terza scena incontriamo due ragazzi, inseriti nel film senza particolari introduzioni (la connotazione "ad inchiesta" si è infatti già esaurita). I due iniziano a far sesso, mentre Paolini li interrompe di tanto in tanto con farsi e domande piuttosto curiose: si va dal «Thomas, per chi voterai?» al «Piano che ci sentono, ci sono i vicini!», per poi concludere con una considerazione esistenziale: «Vedi la vita com'è strana? Tu c'hai pochi peli, lui ce ne ha tanti».
È qui che ha luogo il primo rapporto completo del film, con tanto di interruzione per un telefono che squilla. Paolini lo passa ad uno dei due ragazzi impegnati nell'atto che, a sua volta, lo pone ad un terzo uomo fuori scena. L'esordio è da manuale e sa di risposta ad un «:Diturbo?»: «Sì, perché siamo nel bel mezzo di un film pornografico e hai appena parlato con una persona che sta inc**ndo un'altra persona».
Si torna in studio per lanciare una grave denuncia: «La maggior parte dei marchettari è attiva! E meno male che sono passivo, se fossi attivo non troverei il marchettaro che mi consola» (curioso, dato che poco prima aveva asserito di non essere disposto a pagare per il sesso). Poi parte una nuova scena con un'altro rapporto fra altri due ragazzi, anch'essi inseriti senza alcuna presentazione.
Solo nella quinta scena Paolini torna in esterna, recandosi in una spiaggia di Ostia che afferma di aver già visitato a 15 anni insieme ad un prete che conosceva e che stimava. Secondo il suo racconto, ad un tratto l'uomo l'avrebbe violentato sodomizzandolo con un ramo d'albero.
Finita la digressione, si spoglia e precisa: «Scusate ma io c'ho un pene piccolo, accontentatevi di quello che ho». Segue un bagno nel mare e alcune scene tratte delle sue incursioni televisive.
Il finale è ambientato in un albergo romano, in cui un attore anonimo (lo stesso già visto rispondere al telefono) viene intervistato sul perché abbia scelto di fare quel film. La risposta è da pelle d'oca: «Perché è un'opera d'arte dell'artista per eccellenza».
Paolini tira nuovamente fuori il suo lato fetish ed esordisce con un: «E ora Paolini si fa pisc**re in bocca da questo marchettaro cazz**to» (curioso che parli di sé in terna persona e, soprattutto, l'uomo non era stato presentato come un attore? È diventato marchettaro nel giro di cinque minuti?). Ma il disturbatore torna a lodare le proprie gesta: «A me le pornostar mi fanno un baffo perché io ho succhiato tanti di quei ca**zi -diciamolo- anche di religiosi, di politici... quanta s*** mi son bevuto, ma sempre di gente di cui conoscevo lo stato di salute».
Peccato, però che le aspettative vengano prontamente deluse. Il suo ruolo da passivo è brevissimo e accompagnato da una serie di «Hai, hai... no, piano, hai...». Meno male che era allenato e che politici e religiosi facevano la fila per lui... da questa scena parrebbe quasi che fosse una delle prime volte (non a caso gli altri due attori passivi del film non si lamentavo e parevano gradire!).
Il finale ce lo mostra nudo che defeca per terra. Se voleva essere un'autocritica del film non è possibile che concordare: il suo film fa un veramente ca...

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