Il ricatto della violenza


Il cardinale André Vingt-Trois, presidente uscente della Conferenza episcopale di Francia, ha colto l'occasione del suo ultimo discorso ufficiale per criticare nuovamente la sempre più probabile approvazione definitiva della legge sui matrimoni gay.
Il porporato ha motivato il suo criticismo paventando l'allarme di possibili violenze sociali (alcune delle quali si sono tristemente già viste) quasi come se i mesi e mesi spesi a fomentare l'odio omofobico, a descrivere scenari apocalittici, a condannare l'omosessualità come il male dei nostri giorni non c'entrassero nulla. Già, perché il prelato non ha mancato di sostenere che le cause siano da ricercarsi in un clima sociale teso a causa della crisi economica e di una disoccupazione alle stelle, ovviamente senza alcuna auto-critica sui numerosi interventi della curia che accusava il governo di non aver preso provvedimenti in quella direzione perché troppo occupato a discutere delle nozze fra persone dello stesso sesso (magari convincendo pure qualcuno ad identificare i gay e le loro rivendicazioni come i responsabili del proprio malessere).
Il meglio di sé, però, l'ha dato nel proporre la sua soluzione al problema: cedere al ricatto del violenti e abolire la legge (così che lui vorrebbe). Poi, quasi a voler evitare che il clima si distendesse troppo, non ha mancato di lanciare nuove accuse all'esecutivo, sostenendo che si sia fatto di tutto per evitare il dibattito pubblico ed il coinvolgimento dei cittadini.
Intanto gli oppositori alle nozze-gay (gruppi appoggiati dalla curia francese) minacciano nuove azioni e raduni davanti alla sede del Parlamento, insieme a manifestazioni di piazza previste per il 21, il 23 e il 26 maggio.
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