Ferrara contro i giudici: «Silvio grande italiano: uomo padre e pure puttaniere»


Giuliano Ferrara ha chiamato in raccolta i fedelissimi del Pdl in difesa di Silvio Berlusconi, condannato a sette anni per concussione e prostituzione minorile. Ed è così che, sotto le finestre dell'ambasciata francese in Italia, circa 400 persone si sono radunate davanti al palco, dove l'immagine di Berlusconi era affiancata volto di Honsi Mubarak (l'ex presidente dell'Egitto deposto nel 2011 e personaggio chiave della vicenda giudiziaria del Cavaliere dato che la sua linea difensiva era interamente volta a sostenere che lui era realmente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak).
Oltre a Ferrara (già organizzatore del Family day e del Mutanda day) sul palco è salita anche Daniela Santanché con addosso una maniglietta che riportava il motto della giornata: "Siamo tutte puttane". Tra il pubblico anche Francesca Pascale (attuale fidanzata di Berlusconi), Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Giancarlo Galan, Daniele Capezzone, Ignazio Abbrignani, Lucio Malan, Maurizio Lupi e Stefania Prestigiacomo.

Ma a far riflettere non è solo la vicenda in sé, ma il fatto che in piazza ci fosse quella parte politica sempre pronta a giudicare "immorale" l'omosessualità, ma pronta ad assolvere chi va a puttane. Già, perché pare che nessuno dei presenti abbia messo in dubbio i fatti accertati dalla procura, ma in oggetto c'era solo la richiesta di impunità di fronte a quello che viene da loro considerato un peccato veniale. Ed è così che gli stessi puritani che organizzano processioni per «purificare» le vie percorse dai Gay Pride sono scesi in piazza per sostenere che non ci sia nulla di male nel pagare una minorenne in cambio di prestazioni sessuali. Gli stessi manifestanti che si sono radunati lo scorso aprile «in difesa dei bambini» contro i matrimoni gay in Francia, ora sono in quella stessa piazza a chiedere che i minorenni non siano difesi dalla magistratura.
Ed ancora: dicono che i Pride sono «una carnevalata» ma applaudono Ferrara che si mette il rossetto sul palco, reputano «inopportuno» l'orgoglio gay ma occupano una piazza per l'orgoglio dei «puttanieri» e biasimano chi si batte per di diritti di migliaia di persone per battersi per i diritti di una singola persona.
In gioco ci sarà anche la sopravvivenza politica del Pdl, ma queste esternazioni non fanno che sottolineare come i loro attacchi alla comunità gay non siano altro che un vile gioco di potere volto a trarne il maggior vantaggio possibile, assecondando così le richieste della Chiesa solo quando non sono toccati in prima persona.
Anzi, parte del mondo cattolico pare voler sostenere la piena legittimità dello sfruttamento minorile e della prostituzione, senza sentirsi a disagio nell'attaccare le famiglie gay per la loro presunta "immoralità" dinnanzi agli occhi di Dio (anche se è difficile pensare che Dio sarà d'accordo con loro, ndr). Imperdibile il commento dell'omofobo Tempi.it che, plaudendo all'iniziativa, sentenzia: «Non sentite anche voi in queste frasi di ovvia ovvietà risuonare la campana a morto della legge fatta per l'uomo e per la sua libertà? Non sentite che il mezzo si è impossessato dei fini? Non avvertite che giustizia è in mezzo a noi non per renderci tutti più liberi, ma più intercettati, origliati, spiati e dati in pasto ai giornali?». Ma se la libertà individuale è più importante della legalità, perché si ostinano a sprecare litri di inchiostro per chiedere che i gay non abbiano la libertà di avere una famiglia e che le leggi siano volti ad impedirglielo?

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