È morto, in seguito alle ferite riportate, l'adolescente torturato dai neonazisti russi


Nessuno sa come si chiamasse o quanti anni avesse esattamente, ma il suo volto non può che risultare familiare a quanti sono rimasti scioccati davanti alle immagini giunte dalla Russia a testimonianza delle violenze e delle sevizie a cui molti adolescenti gay sono sottoposti.
Nei video e negli scatti realizzati dai suoi stessi aguzzini lo abbiamo visto ricoperto di vernice, costretto a posare con in mano dei sex toys ed inondato di urina. Ebbene, fonti vicine alla Spectrum Human Rights fanno sapere che il giovane non ce l'ha fatta e che è morto in seguito alle ferite riportate durante le torture subite.
Eppure le sue foto rimangono tutt'ora pubblicate indisturbate su VK.com (il principale social network russo) fra decine di commenti omofobi di persone che non gli vogliono concedere dignità neppure dopo la morte. C'è anche chi si lamenta che la legge russa non permetta di uccidere direttamente i gay e che sia necessario dover attendere una loro lenta agonia (ma in fin dei conti abbiamo visto come ad alcuni di questi criminali siano riservati posti d'onore nei talk show televisivi).
È un pugno allo stomaco anche l'osservare come i suoi assassini posino fieri, sorridenti e a viso scoperto al fianco alla loro vittima, mostrando il pollice uncinato che è simbolo del loro gruppo (si definiscono guerrieri della pedofilia anche se le loro vittime sono perlopiù i gay, umiliati e torturati al fine di distruggergli la vita attraverso la distribuzione di quei filmati alle loro famiglie, ai loro amici e alle loro scuole). Assassini che tutt'ora liberi di poter proseguire indisturbati nelle loro violenze, nel pieno disinteresse della polizia a dello stato.
La morte del ragazzo divenuto il simbolo di quelle barbarie inaccettabili non è certo isolata. Altro adolescenti si sono spenti nel silenzio in seguito alle ferite riportate, altri rimarranno traumatizzati a vita, altri ancora hanno scelto la via del suicidio (come nel caso del 19enne Alex Bulygin che, proprio in questi giorni, ha deciso di farla finita perché i video delle sue torture sono arrivati nelle mani della sua famiglia e dei suoi amici).

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