Il Pdl è omofobo (ma forse non lo sa)


Rocco Buttiglione mette il broncio: «Il ministro Carfagna vuole fare una legge a favore degli omosessuali. Ma non ne abbiamo mica bisogno». E a bacchettarlo ci pensa Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay che, invece, guarda con favore alle aperture verso gli omosessuali del ministro per le Pari Opportunità. Di più: «Vorrei rivolgere al ministro un appello ad avere ancora più coraggio dopo queste sue timide aperture», dice infatti Mancuso. E aggiunge: «È infatti in mano a lei, al ministro Mara Carfagna, la delega sulle persone omosessuali. Speriamo che adesso decida di incontrarci». Al summit europeo di Parigi Mara Carfagna ha proposto una legge che preveda un' aggravante nel caso di discriminazioni verso gli omosessuali. E in Italia si è aperto il dibattito.

È con queste parole che un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 2 ottobre 2008 annunciava la nascita del progetto di legge Carfagna-Brunetta contro l'omofobia, lo stesso testo che durante la discussione parlamentare di ieri è stato sventolato dal Pdl come il testo ideale da approvare e la prova inconfutabile del fatto che il loro partito non sia omofobo.
Peccato che si stia parlando di un testo redatto quasi cinque anni fa (quando i giornali avevano ancora il timore di usare il termine «gay» e quando un matrimonio fra due persone dello stesso sesso appariva inimmaginabile) e che già allora era un stato bollato come un testo troppo debole. Inoltre è curioso come si fosse scelto di non incontrare preventivamente le associazione, un po' come se fosse possibile fornire una risposta senza aver prima sentito il quesito dei diretti interessati (una cosa forse ammissibile nel 2008, ma non certo nel 2013).
Ma non solo. Se quel testo era così perfetto, perché non è mai stato votato nei successivi cinque anni di governo del centro-destra? Bhe, è l'articolo stesso a spiegarci che Buttiglione sosteneva che «non ne abbiamo mica bisogno», la stessa argomentazione presentata ieri da Lega («non è una priorità») e PdlAvvenire dimostra che gli italiani non sono un popolo omofobo»).
Inoltre, se i nostri parlamentari avessero un po' più di memoria, forse potrebbero ricordare che quella timida proposta era nata come risposta ad una risoluzione approvata nel 2006 del Parlamento Europeo, nella quale si parificava l'omofobia e la transfobia al razzismo, al sessismo e all'antisemitismo. In un certo senso, l'estensione ai reati omotransofobici della legge Reale Mancino (che da anni tutela gli italiani dal razzismo e dell'antisemitismo) non è altro che l'equiparazione auspicata sette anni fa dall'Europa: come si può sostenere che una norma nata come risposta a quell'esigenza sia preferibile a quella che oggi si voleva limitare a realizzarla?
Ai tempi l'affossamento della norma giunse nonostante i dati fossero drammatici: Arcigay segnalò ben 11 omicidi, 23 violenze e 8 atti vandalici avvenuti tra il 2006 e il 2008 (e quelli erano gli unici dati di cui si disponeva, dato che i fondi stanziati per uno studio sull'argomento vennero bloccati per ordine del ministro in carica, ovvero Mara Carfagna). Oggi ci vengono a dire che non sono omofobi perché ai tempi pensarono (ma non approvarono mai) quella proposta di legge...
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