Giovanardi pronto a salvare il Governo Letta: «Faremo un nuovo gruppo»


Non ha avuto neppure il tempo di finire di manifestare il suo sostegno a Guido Brilla (a suo dire, sottoposto ad «intolleranti reazioni che mirano a distruggere la libertà di opinione e di impresa») che Carlo Giovanardi è nuovamente sulla bocca di tutti per essere uno dei dissidenti pronti a salvare il Governo Letta.
«Alfano ha i numeri per formare un nuovo gruppo -ha dichiarato il senatore- siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri, al massimo, è degli altri». Già in mattinata aveva preso posizione anche contro il cambio di nome della coalizione: «Tantissimi non vogliono entrare in Forza Italia, che è il partito di Bondi, Capezzone, Santanchè e Verdini. Personaggi lontanissimi dal Partito Popolare Europeo. Alfano, come tutti noi, è combattuto tra l'amicizia con Silvio e la lontananza da questa Forza Italia che, se nascesse, sarebbe fuori dal Ppe».
In queste ore pare che Berlusconi (dopo aver aperto la crisi di governo attraverso le dimissioni dei suoi ministri) stia facendo pressing sui dissidenti per scongiurare una scissione, candidando al contempo Marina Berlusconi alla guida della nuova Forza Italia. Altre fonti parlano di un Alfano pronto a mantenere in vita il Pdl attraverso un rimpasto di governo, un nuovo programma ed il suo nome come coordinatore unico di Forza Italia.
Ancora un vota sottolineando come non sia l'IVA la motivazione più plausibile per la caduta dell'esecutivo e di come probabilmente abbiano avuto ben più peso le vicende giudiziarie del loro leader, Giovanardi ha aggiunto: «Non vorrei che i falchi tornassero ad attaccare. Ho parlato per venti minuti con Berlusconi e gli ho detto che è vittima di una mascalzonata ma dovrebbe andare in Giunta magari attraverso Coppi e difendersi. Poi aspettare il 15 ottobre il voto dell'Aula».
Intanto anche Confindustria lancia un allarme e stima come l'instabilità derivante dalle decisioni di Berlusconi potrebbe arrivare a costare ben 64 miliardi nei prossimi tre anni.
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