Mika: «Se l'omosessualità non è un reato, allora che c'è di male nella parità dei diritti?»


Intervistato da Vanity Fair, Mika ha parlato della propria omosessualità e del suo desiderio di paternità.
La popstar e giudice di "X-Factor" ha iniziato il discorso parlando delle difficoltà incontrate nel dichiararsi pubblicamente, sottolineando anche alcuni aspetti pratici che spesso si tende a sottovalutare: «Ho aspettato tanto per fare coming out perché non ero pronto -dice- L'ho fatto quando mi sono sentito felice. E poi, dovevo sistemare tante cose, prima. Dovevo dirlo a mia zia, a mio zio, agli amici che non lo sapevano. Dovevo parlarne con la mia famiglia e con la famiglia del mio compagno. Non era una cosa che riguardava solo me».
Per quanto riguarda i diritti civili, Mika pare non aver dubbi: «Ottenere pari diritti per gli omosessuali è un fatto inevitabile, nell'evoluzione umana. Si tratta solo di buonsenso. In Italia siete ancora indietro, è incredibile l'influenza della Chiesa. Ma se l'omosessualità non è un reato, allora che c'è di male nella parità dei diritti? Non escludo di sposarmi, un giorno. Il punto è che un impegno l'ho già preso, sto con il mio compagno da sette anni. Se intende il matrimonio classico in chiesa, no. Ma se la domanda è: voglio avere gli stessi diritti di una coppia sposata? Sì, al cento per cento. Voglio prendermi un impegno? Sì, al cento per cento. Voglio affrontare le conseguenze del rompere quell'impegno? Sì, al cento per cento. Penso sia giusto che io abbia dei figli? Sì, al mille per cento. Penso di essere in grado di dare a un figlio amore e una buona educazione, un ambiente accogliente e libero? Sì, al mille per cento. Non ho alcun dubbio. E chi dice che ho torto non sa cosa dice, è un povero sciocco. Se mi proietto nel futuro, mi vedo con un sacco di bambini. Il numero giusto è quattro o cinque. Vengo da una famiglia numerosa e vorrei crearne una simile».
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