45 sacerdoti concelebrano un matrimonio gay contro i vertici della Chiesa Metodista Unita


Sono ben 45 i religiosi che la scorsa settimana hanno concelebrato un matrimonio gay presso la Arch Street United Methodist Church di Filadelfia. Trentasei di loro appartengono alla Chiesa Metodista Unita, gli altri nove ad altre confessioni religiose, ma tutti si sono voluti esporre per esprimere solidarietà al reverendo Frank Schaefer.
La vicenda ha avuto inizio quando il figlio del religioso gli rivelò di essere gay e di aver pensato più volte al suicidio a causa del senso di colpa che provava per colpa degli insegnamenti dalla sua chiesa (dal 1972, infatti, la Chiesa Metodista Unita sostiene pubblicamente che «l'omosessualità è incompatibile con l'insegnamento cristiano»). Suo padre lo rassicurò dicendogli che «Gesù non ha mai parlato di omosessualità. Se è una questione così importante, perché non l'ha fatto?» e nel 2007 volò in Massachusetts per ufficiare il suo matrimonio con un altro uomo.
Passati gli anni, un membro della sua congregazione -la Zion United Methodist Church of Iona di Lebanon (Pennsylvania)- è venuto a sapere quanto accaduto ed è corso a denunciarlo presso le autorità religiose locali. Dato che Schaefer si è rifiutato di rassicurare i suoi superiori sul fatto che non celebrerà più matrimoni fra coppie gay, ha avuto inizio un processo per decidere le sue sorti all'interno della Chiesa Metodista Unita.
Ed è proprio in sua difesa che i 45 religiosi hanno deciso di concelebrare un matrimonio gay, dando così origine ad un processo che probabilmente porterà la comunità religiosa a discutere seriamente l'argomento.
Il reverendo Thomas Lambrecht, vice presidente della Buona Novella, ha commentato «coloro che non hanno potuto convincere la chiesa della giustezza della loro causa stanno ora cercando di imporre la propria volontà attraverso tattiche di disobbedienza e di pressione. Questo approccio è uno schiaffo in faccia a quanti difendono 2.000 anni di dottrina morale cristiana».
Dal canto, però, loro i dissidenti rispondono che: «Le nostre azioni sono più potenti di qualsiasi parola. Ci auguriamo che il nostro supporto possa essere d'esempio, affermando la correttezza delle azioni del reverendo Schaefer sia come padre, sia come pastore di una congregazione che dovrebbe accogliere tutti».
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