Ad un anno dal suicidio del «ragazzo dai pantaloni rosa», sei minorenni finiscono sotto inchiesta


Nonostante alcuni giornali cattolici si siano affrettati ad archiviare il caso di Andrea, il 15enne suicidatosi lo scorso anno a Roma, sostenendo che non esistessero motivi per legare il suo gesto alle prese in giro omofobe che subiva a scuola (l'Uccr ha parlato di «vergogna per un'ennesima strumentalizzazione da parte della lobby lgbt di mistificare la realtà per potersi mettere al suo centro, così come è stato fatto per le numerose finte aggressioni omofobiche inscenate», mentre Tempi.it ha preferito ampio spazio a chi ha sostenuto che la vicenda sia «stata solo oggetto di strumentalizzazioni» in base alle parole della madre che si è detta convinta che il figlio fosse eterosessuale). Fatto sta che le indagini sono proseguite e le tesi degli inquirenti paiono molto lontane dalle ricostruzioni più ottimistiche che qualcuno ha cercato di sventolato come definitive.
Innanzi tutto si è appurato come il profilo Facebook intitolato «il ragazzo dai pantaloni rosa» sia stato creato senza il consenso del giovane e non sua richiesta (così come alcuni compagni avevano sostenuto) e sempre sul social network sono stati trovate minacce ed numerosi insulti al suo presunto orientamento sessuale. Anche il suo banco di scuola al Liceo Cavour è stato posto sotto sequestro dopo il ritrovamento di scritte omofobe a lui rivolte. Meno chiara risulta la sparizione degli stipiti della porta dell'aula scolastica, forse rimossi proprio per nascondere la presenza di altre riscritte compromettenti.
Insomma, tutto il buonismo del giorno dopo non sarebbe stato altro che un sistema architettato per coprire le malefatte del branco. Secondo gli inquirenti, il tutto sarebbe riconducibile all'attività di sei ragazzini, la cui posizione verrà ora esaminata dal Tribunale dei minori sulla base degli atti depositati dalla Procura: l'ipotesi è che quella serie di insulti ed intimidazioni possano configurare un'ipotesi di reato tra "stalking", "morte come conseguenza di un altro delitto" o "istigazione al suicidio". Parallelamente stanno proseguendo anche le indagini rivolte a stabile eventuali responsabilità da parte di adulti.
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