L'Uccr: l'omofobia non esiste (e i gay si fanno del male da soli per accusare gli eterosessuali)


L'Unione Cristiani Cattolici Razionali è tornato a vomitare la sua propaganda anti-gay attraverso lo sciacallaggio della tragica storia dell'adolescente gay suicidatosi quest'estate a Roma. L'articolo pubblicato sul loro sito non ha dubbi nel sentenziare che «ovviamente anche questa volta l'omofobia non c'entrava nulla» (in fin dei conti è una loro prassi il voler sostenere che l'omofobia none esiste, quindi come sarebbe mai potuta centrare? ndr) dato che la procura ha disposto l'archiviazione del fascicolo «perché ha accertato che la vittima non ha deciso di togliersi la vita a causa di episodi di bullismo e omofobia, ma per un disagio esistenziale non generato dall'ambiente esterno».
L'articolo lamenta anche che a darne notizia sarebbe stato solo il quotidiano Libero in un articolo apparso a pagina 16. L'asserzione non appare del tutto vera se si considera come Repubblica, Adnkronos, Agi, Paesesera, RomaToday e tanti altri si siano ampliamene occupati dell'archiviazione del caso. Allo stesso tempo si salta a piè pari anche quanto riportato anche dallo stesso Libero, ossia che il giovane aveva «difficoltà nell'accettarsi e al suo sentirsi "diverso" rispetto ai coetanei»: il fatto che la procura non abbia trovato episodi precisi o responsabili fisici non assolve certo la società dalle sue responsabilità nel far sentire «diverso» un giovane gay.
L'autore del pezzo inizia così ad asserire che la parola «omofobia» sia stata utilizzata in modo inappropriato (assolvendo automaticamente la società dall'averlo fatto sentire un «diverso») e ci tiene molto a precisare che l'Italia risulta l'ottavo Paese al mondo per miglior accettazione degli omosessuali (secondo una statistica ossessivamente citata in ogni loro articolo). Sia arriva anche a scrivere che «Per questo "i nemici più pericolosi dei gay italiani, spesso, sono i gay stessi", come ha scritto Domenico Nardo sul quotidiano gay-friendly "Fatto Quotidiano"». Peccato che l'affermazione in questione riguardasse Barilla e non certo il caso in cui è stata tirata in ballo.
Fatto sta che, partito lo sciacallaggio, l'Unione Cristiani Cattolici Razionali prosegue col puntare il dito su tutti i caso in cui, secondo loro, la «lobby gay» ha voluto «accusare gli italiani di omofobia». Si va dal giovane Andrea che «però non era affatto omosessuale» (tutto noi lo ricordiamo come "il ragazzo dai pantaloni rosa" e la sua presunta eterosessualità di certo non cancellerebbe gli epiteti omofobi con cui veniva deriso su Facebook), il tentato suicidio del sedicenne di Roma che «però lui stesso ha spiegato non essere motivato dall'omofobia» (contrariamente a quanto affermato nel suo messaggio di addio pubblicato su Facebook pochi minuti prima di lanciarsi dalla finestra della sua classe, ndr) ed infine il recente attentato al liceo Socrate «noto istituto gay-friendly» (nonostante le scritte omofobe apparse più volte sui suoi cancelli, non certo colpa di tutti gli studenti ma di certo sintomo di un problema da non sottovalutare).
In conclusione l'articolo afferma anche che «Esistono anche numerosi omosessuali che si fanno appositamente male da soli per poi accusare la società di essere omofoba». Insomma, l'omofobia non c'è e i gay la "inventano" pur di cercare di litigare con gli eterosessuali.
Ma in fin dei conti c'è da chiedersi perché perdano così tanto tempo nel voler dimostrare che l'omofobia non esista dato che basta un rapido sguardo ai commenti dei loro lettori per avere una prova più che esaustiva della sua esistenza: c'è chi definisce gli omosessuali come persone con «problemi di natura sessuale» e chi sventola i presunti ex-gay (sventolati più volti dal sito) come prova inconfutabile del fatto che l'omosessualità sia una scelta (da condannare e perseguitare). Tutti, però, concordano curiosamente nel sostenete che l'omofobia non esiste...
Interessante sarebbe anche il cercare di stimare in quanti casi i cristiani abbiano erroneamente lamentato presunte violenze legate al credo religioso anche in situazioni in cui le motivazioni erano ben altre, perché risulterebbe troppo facile guardare la pagliuzza altrui (sottolineando i presunti errori senza tener conto della moltitudine di casi in cui si aveva ragione) quando magari si ha una trave nel proprio occhio.
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