L'impiccagione dei gay iraniani raccoglie 50 mila like


Era il 2005 quando due ragazzi gay, di soli 16 e 18 anni, vennero impiccati in Iran. La loro immagine fece il giro del mondo, suscitando rabbia ed indignazione, motivo che spinse le autorità a sostenere che i due non fossero accusati solo di omosessualità, ma anche di aver abusato di un 13enne (un'accusa presto bollata come infondata dalla comunità lgbt locale, pronta a sostenere come quelle accuse siano formalizzate frequentemente al solo fine di poter colpire gay e lesbiche del Paese).
Passati otto anni, quell'immagine è stata ripescata e pubblicata sulla pagina Facebook "Todesstrafe für Kinderschänder" (Pena di morte per i pedofili) ottenendo ben 51mila like e quasi 5mila condivisioni. Tra i commenti c'è chi festeggia per la morte dei due gay, a chi inneggia all'introduzione della pena di morte per i pedofili e chi utilizza i due termini come se fossero sinonimi. Insomma, ancora una volta pare voluto il fastidioso accostamento tra omosessualità e pedofilia, con tanto di sentenze di morte attribuite anche in assenza di prove e di certezze.
A preoccupare è anche come le accuse si pedofilia siano sempre più frequenti fra chi vuole colpire la comunità lgbt, spesso sfruttando assurdi pregiudizi per raggiungere i propri scopi: è il caso degli ultranazionalisti russi (che perseguitano i gay locali con la scusa di voler fronteggiare la pedofilia) od i alcuni gruppi spagnoli di estrema destra che pare stiano iniziando ad emulare gesti e simbologia di "Occupy Pedophilyaj".
Dal canto suo Facebook (che in più occasioni ha pensato bene di censure le immagini di baci gay) pare non abbia problemi con quella tipologia di contenuto, sostenendo che «non viola i nostri standard della comunità». Insomma, l'amore viene nascosto mentre l'incitamento all'odio viene esaltato...
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