Mario Pescante su Sochi: «I diritti siano rivendicati in altre occasioni»


«È assurdo che un Paese così invii in Russia quattro lesbiche solo per dimostrare che in quel Paese i diritti dei gay sono calpestati. Lo facciano in altre occasioni. I politici ad ogni Olimpiade ne approfittano. Basta con queste strumentalizzazioni: i Giochi non possono essere il palcoscenico per rivendicare diritti che lo sport sostiene quotidianamente».
È con queste parole che Mario Pescante, uno dei tre italiani che attualmente fanno parte del Comitato Olimpico Internazionale, si è scagliato contro la decisione degli Stati Uniti di farsi rappresentare a Sochi da alcuni ex-sportivi dichiaratamente gay. le sue affermazioni sono giunte nel corso della conferenza stampa per la presentazione della squadra azzurra.
Pescante ha poi aggiunto: «E meno male che 2700 anni fa si fermavano anche le guerre per i Giochi. Ora assistiamo a atti di terrorismo politico. Su questo farò un intervento al Cio. La Cecenia è a un tiro di schioppo anche se i controlli sono molto severi e quasi personalizzati, ma c'è un altro tipo di terrorismo che ci preoccupa, che è quello politico in nome di diritti che tutti condividiamo ma non devono essere avanzati solo alle Olimpiadi».
Immediate sono giunte le prime reazioni: «Gli atleti italiani che saranno impegnati a Sochi -ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center- dovrebbero dissociarsi dalle dichiarazioni di Mario Pescante che offende non solo il rispetto dei diritti dei gay, ma anche ciò che lo sport può rappresentare nel rispetto dei diritti civili e umani».
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