Marcello Veneziani: «Il giudice è dio. Seguirà a ruota la fecondazione artificiale per le coppie gay»


«Qualcuno un giorno ricorderà il tempo in cui l’Italia era una repubblica parlamentare. Prima, cioè, della sua trasformazione in repubblica giudiziaria. Prima della mutazione genetica istituzionale avvenuta attraverso Il potere dei magistrati-legislatori. Sintomatici, in particolare, i recenti interventi giurisprudenziali capaci persino di ribaltare la prospettiva antropologica che sottendeva alcuni provvedimenti legislativi approvati da un parlamento che ingenuamente si riteneva investito del potere di legiferare, in virtù del mandato popolare conferitogli attraverso libere e democratiche elezioni». Esordisce così La Nuova Bussola Quotidiana nel commentare la sentenza di Grosseto che ha imposto al comune la trascrizione di un matrimonio gay contratto a New York.
Dello stesso avviso pare anche Il Giornale, dove Marcello Veneziani scrive: «Il legislatore e i rappresentanti del popolo sovrano, i medici, i sacerdoti e gli scienziati non contano nulla, possono solo proporre; ma a disporre alla fine è il magistrato. È lui che detiene il monopolio assoluto in materia di vita e di morte, di leggi e di valori, di libertà e divieti. Il giudice è dio». Se l'attacco alla magistratura non è certo una novità (anche a fronte delle imminenti decisioni sull'affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi e la latitanza di Dell'Utri), nell'articolo Veneziani si è spinto sino a sostenere che «è reazionario tutelare la famiglia come è sempre stata, secondo natura e civiltà» e che «Seguirà a ruota la fecondazione artificiale per le coppie gay; come aperitivo, il tribunale di Grosseto ha sancito che le nozze gay sono legittime. In un colpo, un giudice solitario si sostituisce ai comuni, al popolo e ai suoi rappresentanti e decide da solo cosa fare. Insomma il Verbo del presente ridotto in sintesi è il seguente: l'umanità finora ha sbagliato, il progressismo ci dona d'un colpo la Verità negata nei secoli e Dio non è più in cielo perché presta servizio in tribunale».
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