Non sapevo di chiamarmi Mathieu...


C'è chi ha una casa pagata a sua insaputa e chi scrive articoli a sua insaputa. Anzi, ci si può ritrovare anche a scoprire di chiamarsi in un modo diverso e di collaborare con un sito di dubbio gusto (che per giunta pare non avere idea di come «unioni civili» e «matrimonio» non siano sinonimi).
Io ho scoperto di chiamarmi Mathieu... o perlomeno è quello il nome con cui è stato firmato un mio articolo. Certo, qualche minima variazione nel testo c'è (se non altro più che in passato): lì i fatti non «generano curiosità» ma «incuriosiscono», è nata una «tipologia» e non un «filone» e ciò che attribuivo ad «alcuni gay» è diventato associato alla «maggioranza dei gay» (qui il confronto completo). Sono anche abbastanza certo che nel mio articolo non me la sia presa con i «numerosi attori omosesuali si danno da fare nel mondo hot gay» (un vero scandalo! Se ne vadano a fare film etero 'sti zozzoni!)...
Ma Mathieu pare non essere il mio unico alter ego ed una una moltitudine di altri articoli similari risultano firmati dai più variegati autori. Se fa molto piacere vedere i propri scritti apprezzati e citati, quella sensazione cambia radicalmente quando non se ne cita la fonte e magari ci si si trova pure una firma altrui (in alcuni casi con intere opinioni personali riportate tali e quali). Se poi sono anni che mandi mail per chiederne la rimozione e per invitare a non copiarne di nuovi, il tutto sconfina nel frustrante...
Alle mail ignorate e alle risposte violente alle osservazioni ci si può fare l'abitudine, un po' meno all'idea che in Italia i diritti siano subordinati alle possibilità economiche del potersi permettere un avvocato. Ma perché bisogna finire a tutto questo quando basterebbero solo due secondi per citare una fonte e per mostrare un minimo di rispetto verso il lavoro altrui?
So anch'io che si fa brutta figura nel mostrare percentuali troppo elevate di articoli presi da un ventaglio ristretto di siti, ma a quel punto uno potrebbe anche domandarsi quale senso senso abbia il tenere in vita un prodotto editoriale che spesso e volentieri si limita ad apporre la propria pubblicità sui pensieri altrui...
Volutamente non ho fatto nomi, ma la speranza è che il messaggio sia giunto forte e chiaro al suo destinatario (che a quanto pare mi legge assiduamente). Mi spiace solo che per l'ennesima volta il tutto sia indirettamente finito con il rubare spazio a notizie di ben più largo interesse...
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