I lettori di Libero: «Solidarietà a Taormina. Putin, pensaci tu»


Dopo le reazioni registrate sul sito de Il Giornale, anche i lettori di Libero hanno dato libero sfogo alla propria omofobia nel commentare la notizia della condanna di Taormina.
C'è chi scrive per partito preso senza neppur aver capito la notizia (più di un utente parlano di un non meglio specificato cliente che sarebbe stato rifiutato perché gay) e chi sostiene che i giudici stiano cercando di imponendo chi deva stare «simpatico e chi no» (quasi come se il voler negare l'accesso al mondo del lavoro sulla base dell'orientamento sessuale sia una lecita questione di simpatia).
Un utente dice che da oggi in poi Taormina avrà la sua simpatia, un altro sostiene che «vivremmo meglio» senza queste sentenze, un terzo invoca l'ormai troppo abusato concetto di «opinione personale» (ormai tirato in ballo per sostenere qualsiasi campagna d'odio e di diffamazione)... un paio si lanciano anche nel sostenere che la sentenza non può che essere stata pronunciata da un giudice gay, dando per scontato che qualsiasi etero avrebbe sicuramente appoggiato la loro discriminazione.
Qualcuno si scaglia addirittura contro il quotidiano, considerato reo di non avere posizioni sufficientemente omofobe: «Voi giornalisti dovreste difendere la libera espressione. Invece, sembra, che vi siete accodati tutti al pensiero unico della Gaystapo. Vi state suicidando!».
Ed ancora: «i gay ormai sono peggio dei Panda, tutelati all'inverosimile», «ormai la massoneria vuole distruggere la società e la famiglia e difende i gay. Solo Putin ci può salvare», «si processano le idee e le parole», «solidarietà a Taormina. Putin, pensaci tu», «fossi Taormina non sgancerei un euro visto che la sentenza emessa è priva di fondamento», «emigriamo tutti in Russia, l'unico paese simil-occidentale che può salvarci da islam e gay(pride)», «è una sentenza politica, il giudice non sopporta chi è di destra», «vuoi vedere che un privato cittadino con uno studio o una azienda non può esprimersi sui sodomiti in genere?», «i fr*ci non ce li voglio. Allora? Non ho mai sentito sentenza più stupida».
Insomma, tutti compatti nel sostenere che l'insulto sia un diritto, la discriminazione sia lecita ed un privato possa calpestare la dignità di chiunque voglia. Sarebbe interessante capire quanti di loro lavorano in aziende private e quanti di questi accetterebbero di buon grado che il loro capo possa insultarli e denigrarli pubblicamente (è solo un'opinione personale, no?). E se qualcuno avesse detto che non avrebbe mai assunto un cattolico, siamo certi che avrebbero sostenuto le medesime tesi e non sarebbero scesi in strada con torce e forconi?
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