L'appello del fronte anti-gay: educare i bambini ad un'ideologia omofoba


Nell'osservare la strategia comunicativa del movimento anti-gay è difficile non avere il sospetto che dietro ci sia una regia ben precisa. Sarà pur vero che i vari gruppi omofobi che spopolano indisturbati su Facebook non fanno altro che ripetere a pappagallo i proclami che altri hanno scritto, ma le fasi che è possibile osservare appaiono fin troppo ben definite e ramificate per essere del tutto casuali.
Si è iniziato con il sostenere che l'omofobia sia un'opinione e si è cercato di creare quanto più astio possibile nei confronti dei gay (spesso anche con accostamenti particolarmente diffamatori).
Una volta che l'idea è stata ben inculcata in una parte della popolazione (si vedano le rivendicazioni di Taormina o quelle avanzate dai lettori de Il Giornale e di Libero), si è passati ad attaccare qualsiasi iniziativa fosse volta ad educare alla diversità i più giovani, chiedendo ed ottenendo che i libretti che avrebbero dovuto supportare gli insegnanti in quel difficile compito finissero al macero. Denunce nominali sono poi state riservate ai professori che hanno osato proseguire a trattare l'argomento.
In Lombardia si è ottenuto che le scuole pubbliche siano obbligate ad organizzare attività di «promozione» delle famiglie «fondate sull'unione fra uomo e donna», a Verona sarà istituito un numero verde a cui poter denunciare qualsiasi professore che dovesse dire che i gay non sono malati (l'omosessualità sarà infatti d'ora in poi un argomento tabù).

Nel frattempo si è assistito anche al lancio del boicottaggio della Findus, reputata rea di aver mostrato due gay in uno spot televisivo e di aver contribuito allo sdoganamento dell'omosessualità. Recentemente l'associazione Pro Vita ha bollato i gay come degli ingrati e ha parlato di un «monito per tutte quelle aziende che stanno pensando di cedere alla pressione del politicamente corretto e promuovere i propri prodotti con messaggi gay friendly».

E qui veniamo ad oggi. Nelle scorse ore su più gruppi Facebook hanno iniziato a fare la loro comparsa una serie di messaggi che invitano i vari militanti ad educare i bambini ad un'ideologia omofoba. Il tutto corredato con immagini in cui si vedono dei bimbi a cui sono stati affidati cartelli raffigurati atti sessuali (che solo un pervertito potrebbe dargli in mano, ndr) e scritte in cui si attribuisce l'etichetta di "eterosessuale" a ragazzini visibilmente in un'età tale da poter aver ancora maturato un'identità sessuale.
L'impressione è che, una volta ottenuto l'annullamento di qualsiasi intervento di contrasto all'omofobia da parte dello Stato, si voglia passare ad inculcare le proprie ideologie omofobe prima che si possa crescere con una mentalità troppo aperta. In fin dei conti poi basterà chiamare un numero verde per far sì che nessuno potrà metterle in discussione.
E se c'è da sperare che pochi genitori saranno pronti a strumentalizzare i propri figli, c'è da chiedersi quanti preti o quanti enti religiosi accoglieranno l'invito e sceglieranno di inculcare idee discriminatorie a cui probabilmente non farà seguito nessuna replica laica e non ideologizzata

Per la cronaca, una delle due fotografie utilizzate è tratta da una manifestazione anti-gay di Belgrado, l'altra è un fotomontaggio curiosamente realizzato partendo da un'immagine pubblicitaria di un'associazione che, tra le altre cose, si occupa anche di combattere il bullismo omofobico. La scelta potrebbe essere casuale, così come potrebbe essere stata compiuta in segno di sfregio.

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