La Corte d'Appello annulla la sentenza di Grosseto per un vizio procedurale. Ora è tutto da rifare


La Corte d'Appello di Firenze ha annullato la storica sentenza emessa il 3 aprile scorso dal Tribunale di Grosseto, nella quale si sanciva la legittima della trascrizione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all'estero.
Ad essere chiamati in causa nella decisione di annullamento non sono i contenuti della sentenza, ma un mero vizio procedurale: il ricorso era stato notificato al Comune di Grosseto (che non si era costituito) e non al Sindaco quale ufficiale dello Stato civile. Ciò è bastato perché il processo sia stato considerato nullo e tutto debba essere rifatto da zero.
Il 2 e il 17 luglio scorso il il Tribunale di Milano aveva respinto due richieste simili facendo riferimento ad una sentenza emessa nel 2012 Corte di cassazione. Eppure in quella stessa sentenza era stato indicato come i matrimoni celebrato all'estero fossero riconosciuti dall'articolo 12 della Convenzione europea dei diritti umani e pertanto non potessero essere considerati «inesistenti» per il nostro ordinamento, pur riconoscendo come tali atti non abbiano «alcun effetto» in Italia.
Insomma, il problema è che la Cassazione ha emesso sentenze molto fumose che paiono lasciar parte tutte le strade in attesa di una normativa politica, il tutto mentre il governo ha lasciato intendere che non ha alcuna intenzione di occuparsi dell'argomento per colmare il vuoto legislativo più volte segnalato dalla magistratura (nonostante si susseguono i proclami in cui si rivendica la competenza politica sul tema). In altre parole, siamo all'immobilismo. Ed è così che i comuni che hanno deciso di schierarsi in prima fila per annullare le disparità sociali nei confronti del propri cittadini ora avranno una carta in meno: l'appello alla sentenza di Grosseto non avrà più valore, non tanto per i suoi contenuti quanto per un mero errore di notifica.
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