L'assessore alle pari opportunità di Torino precisa: la mostra non ha nulla a che vedere con i diritti gay


L'assessore alle pari opportunità di Torino, Ilda Curti, è intervenuta sulla vicenda della locandina di una mostra d'arte che raffigurava una donna intenta a calpestare della immagini sacre. Data la presenza della sigla "lgbte", le opposizioni non hanno perso per lanciare un duro attacco contro la comunità lgbt.
«Non c'è alcun legame tra le due sigle -spiega l'assessore- perché l'associazione che organizza la mostra alla Ex Manifattura Tabacchi, Lgbte, è l'acronimo che da il titolo all'esposizione "La Grande Battaglia Trova Esito". Questa associazione infatti si occuperebbe solo di arte, e non di problematiche riguardante il mondo gay. Per questo motivo le accuse al movimento gay che si sono susseguite nelle ultime ore sono immotivate e fuori luogo».
Ilda Curti ha così voluto rispondere a quanto hanno colto l'occasione per lanciare duri attacchi contro una «lobby gay che offende i sentimenti religiosi», precisando come «a Torino si lavora da tempo per favorire il dialogo contro ogni forma di discriminazione e nel rispetto di tutte le sensibilità religiose».
In tempi diversi l'assessore non ha mancato anche di sollevare dubbi sule motivazioni addotte da chi non perde occasione per scagliarsi contro i diritti civili della minoranze: «Deve essere ben fragile questa "famiglia tradizionale" se si sente minacciata da altre forme di famiglie -ha scritto su Facebook- È un po' come voler essere la più bella del Reame perché per legge si decide che tutte le altre sono brutte. O voler essere i più ricchi del paese perché per legge si impedisce agli altri di arricchirsi. La democrazia nasce per tutelare le minoranze, perché tendenzialmente le maggioranze hanno la forza di tutelarsi da sole. Così dovrebbe essere, almeno».
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