L'omofobia vissuta sulla propria pelle


Vari gruppi concordano nel sostenere che l'omofobia non esiste. Spesso lo dicono mentre condannano moralmente le persone «contro-natura», lo urlano sulle pagine Facebook in cui si alimentano l'odio verso i «sodomiti», lo dice il ministro mentre insulta la capacità genitoriale degli «invertiti»... insomma, lo si dice mentre ce ne si rende artefici.
Quelle parole lasciano il segno, forgiano l'odio ed alimentano la convinzione che sia necessari discriminare gli altri se non si vuole essere presi per diversi. Nelle scuole non se ne deve parlare perché a qualcuno piace che i giovani si sentano nel dovere di dover deridere chi non è come loro. Tanto poi arriva un qualche monsignore pronto a ricordare che picchiare un gay non è un gran peccato... in fondo la colpa è loro. Sono loro che si ostinano ad esistere anche se tu gli hai fatto capire che non ti piacciono. Però l'omofobia non esiste.
Non esiste neppure quando un'intera comunità afferma di sentirsi discriminata. Ma in qual caso si risponde che il loro scopo è solo quello di avere dei privilegi. Certo, qualcuno obietta come la legge sia la stessa che tutela anche il loro credo religioso, ma si vorrà mica che la loro tutela possa essere messa in discussione dai diritti altrui... altrimenti come si potrebbe continuare a dire che l'omofobia è un'opinione?
Eppoi quella legge è anticostituzionale perché prevede diritti riservati ai soli gay. Certo, da decenni li prevede anche per cristiani e neri, ma quelli sono più simpatici. Eppoi è normale che uno si possa lamentare l'uso di termini che lui stesso ha imposto pur di non veder riconosciuto il genere in una legge dello stato (altrimenti come si sarebbe potuto continuare a sostenere che sia solo una «teoria» e che non vi sia alcuna differenze tra la mascolinità di Malgioglio e quella di Rocco Siffredi?).
Peccato però che l'omofobia esiste. C'è, si percepisce e crea malessere. È per questo che sarebbe necessario tornare a dare il proprio significato alle parole, senza mascherare dietro «un'opinione» ciò che in realtà è un vero e proprio crimine.
Ed è proprio l'omofobia ad essere stata rappresentata in un cortometraggio realizzato dal gruppo Agape in collaborazione con Arcigay Modena. Le immagini mostrano con estremo realismo quali possano essere gli effetti dell'omofobia sugli adolescenti. Il sentirsi soli, incompresi e diversi è un sentimento comune alle vite di molti gay, anche se spesso possono essere superate nonostante ci sia chi rema contro. Ed è un messaggio di speranza anche quello che vuole essere lanciato dal video: «Siamo nati per cambiare le cose -dicono gli autori- per aiutare le persone che ancora oggi non riescono a dire chi sono per paura della gente e della loro risposta. Siamo stanchi di aspettare. Perché "anche una strada di mille metri comincia con un passo", e noi: noi siamo quel passo».

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