Trentino: il centrodestra ricorre all'ostruzionismo per affossare la legge anti-omofobia


È attraverso l'ostruzionismo e la proposizione di ben 1.500 emendamenti che il centrodestra trentino ha affossato il decreto contro l'omofobia in discussione presso il Consiglio provinciale a Trento.
Ugo Rossi, presidente della provincia autonoma, ha sostenuto che ci sono scadenze più urgenti e che non ci sarebbe stato il tempo per poterle esaminare tutte, motivo per cui il provvedimento è slittato a data da destinarsi. I gay poteranno quindi attendere per veder riconosciuti i loro diritti.
L'associazione ProVita (che insieme ai Giuristi della Vita ha collaborato all'introduzione di una serie di ordini del giorno omofobi in giro per l'Italia) parla di «vittoria» e sostiene la necessità di cercare «mediazione con il centrodestra e con le associazioni familiari» nei contrasto all'omofobia. Il che sarebbe come dire che un giudice non possa stabilire che l'omicidio sia reato se gli assassini non sono d'accordo.
Ed è così che la minoranza ha deciso di imporre l'omofobia attraverso una vera e propria violenza alla democrazia del Paese, peraltro dopo aver rispedito al mittente qualunque tentativo di mediazione che non fosse lo stralcio o il completo svuotamento del documento.
Il decreto avrebbe dovuto semplicemente istituire un «osservatorio sulle discriminazioni» ed avviare «azioni di sensibilizzazione culturale» sul pluralismo dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Una richiesta semplice giunta in risposta alla raccolta firme per un disegno di legge d'iniziativa popolare promosso due anni fa dalle associazioni gay, alle quali la lobby cattolica sta tentando di non dare risposte concrete.
Nella discussione ha probabilmente pesatomolto anche l'opinione dell'arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, che lo scorso agosto era intervenuto sul tema dalle pagine del settimanale diocesano Vita Trentina (poi ampiamente ripreso anche da Avvenire) per sostenere che: «il nostro Trentino ha problemi ben più urgenti e che interessano quasi tutti i cittadini». Il religioso ha anche lamentato come «una grave lacuna nel progetto di legge è certamente l'assenza di una garanzia per la libertà di chi nella vita quotidiana, per motivi religiosi o filosofici, dissente dalle impostazioni proposte dalla legge». Insomma, la legge dev'essere un'indicazione generica che ogni persona deve aver il diritto di poter rispettare a propria discrezione.
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