Roma: insegnante denunciata per aver insabbiato un caso di bullismo omofobico


Un'insegnate dell'istituto magistrale Vittorio Gassman di Roma è stata denunciata con l'accusa di aver taciuto dinnanzi ad un caso di bullismo omofobo.
Per raccontare la storia è necessario tornare al dicembre del 2013, quando Luca (nome di fantasia) si lanciò in una battuta a sfondo sessuale nei confronti di un compagno di classe. Quest'ultimo decise di vendicarsi delle attenzioni ricevute e coinvolse sette compagni in una chat di gruppo creata su Whatsapp dall'eloquente titolo «We hate Luca». Lo scopo era quello di bersagliare con insulti e battute omofobe il ragazzo.
La storia si è prolungata nel tempo ed ha iniziato a portare Luca verso l'emarginazione nella classe, motivo per cui un suo compagno si è fatto coraggio e si è rivolto ad un'insegnante per informarla di quanto stava accadendo. A riprova delle sue affermazioni avrebbe consegnato anche alcuni screenshot contenenti le conversazioni incriminate e i nomi degli alunni coinvolti. Peccato che la docente pare abbia scelto di non prendere alcun provvedimento nei confronti dei bulli ed ha accusato l'alunno di aver violato la privacy di chi frequentava la chat «We hate Luca». Il tutto dinnanzi i compagni, motivo per cui pochi giorni dopo il ragazzo è stato picchiato per ritorsione dai membri del gruppo.
«Perché vivo? Se morissi, non avrei questi problemi» è la frase che Luca ha pronunciato dinnanzi ai genitori e che li ha portati ad investigare su quanto stava accadendo durante le ore scolastiche. Da qui una denuncia alla Procura della Repubblica e le prime indagini nei confronti dei compagni di classe, poi l'amara scoperta della reazione avuta dalla docente.
«Ognuno è libero di essere etero o omosessuale senza la paura di pagare per i suoi desideri -dicono i legali della famiglia di Luca- È questa l’unica cosa che debbono garantire gli insegnati ai loro studenti».
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