Bagnasco ancora contro i gay: «I matrimoni gay sono come un cavallo di Troia»


Ormai non passa giorno senza che il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, colga l'occasione per lanciare un qualche monito contro le famiglie gay.
Questa volta il religioso ha sostenuto che «è irresponsabile indebolire la famiglia, creando nuove figure per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell'umano». Inoltre, parlando della trascrizione dei matrimoni gay contratti all'estero, ha sostenuto che tali atti non siano altro che «distinguo pretestuosi che hanno l'unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria».
Ormai come un disco rotto, Bagnasco ha anche cercato per l'ennesima volta di imporre la sua visione della Costituzione, sostenendo che la carta fondamentale tuteli elusivamente la visione di famiglia prevista dal Vaticano. Immancabile è stato il riferimento ai bambini, vero evergreen di chi sostiene che sia meglio abbandonarli in un orfanotrofio piuttosto che affidarli all'amore di una famiglia omogenitoriale: «L'amore -dice Bagnasco- non è solo sentimento: è decisione; i figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma».

Il tutto accade nelle stesse ore in cui il Vaticano ha dimostrato che il «pensiero unico» esiste ed è un punto fermo delle politiche vaticane. Papa Francesco, infatti, ha allontanato i principali oppositori che durante il Sinodo si sono opposti all'introduzione della comunione per i divorziati. Ed è così che il pontefice ha scelto di nominare un nuovo ministro degli Esteri della Santa Sede ed ha allontanato il cardinale americano Raymond Leo Burke (reo di avere criticato il pontefice in alcune dichiarazioni pubbliche).
Se quella decisione può apparire condivisibile, rappresenta comunque la testimonianza di come alcune scelte siano più politiche che legate a motivazioni religiose. Non dimentichiamoci, infatti, come molti dei precetti che oggi conosciamo siano stato decisi per alzata di mano durante il Concilio di Nicea del 325, al termine del quale iniziarono i processi nei confronti di chi si era ritrovato in minoranza durante le minoranze. Ora siamo nell'epoca in cui la Chiesa ha deciso che i gay sono un male (così come in passato furono i mancini o la gente di colore) e sino a quando non arriverà un ordine dall'altro è difficile aspettarsi un qualunque cambiamento significativo.
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