La procura vuole rendere orfana la figlia di due donne. Il tribunale si appella alla Consulta


Nella cattolicissima Italia c'è chi sostiene di voler «difendere i bambini» rendendoli orfani di genitori ancora in vita. Perché, si sa, è meglio veder calpestati i propri affetti che avere due genitori dello stesso sesso (ancor più se poco graditi al Vaticano ed ad Alfano).
La storia riguarda due donne sposate negli States e madri di due figlie, avute una ciascuna attraverso la fecondazione eterologa. Là entrambe hanno ottenuto la maternità delle piccole, ma i problemi sono sorti quando una delle due ha avuto la malaugurata idea di tornare a vivere in Italia. Il nostro Paese, infatti, non solo non vuole saperne di riconoscere la loro unione, ma la Procura ha sollevato dubbi riguardo alla legittimità della decisione del Tribunale per i minorenni dell'Emilia-Romagna che aveva riconosciuto gli atti dell'adozione. La tesi è che solo una una delle due sue figlie possa essere considerata tale e l'altra debba essere considerata come una perfetta estranea, ossia priva di diritti, eredità o legami con la donna che per oltre dieci anni ha chiamato &lquo;mamma».
Fortunatamente non è ancora detta l'ultima parola, dato che ora sarà la Consulta a doversi esprimere sul caso e decidere se la bimba debba essere resa orfana. Il tribunale che aveva accolto la richiesta di trascrizione dell'adozione, infatti, ha chiesto alla Corte un pronunciamento su «come tutelare in Italia il figlio di una famiglia omogenitoriale formatasi all'estero».
Qualora la Corte dovesse rigettare la questione, il tribunale dovrà respingere il ricorso delle due donne «perché attualmente le norme impugnate precludono al tribunale di riconoscere la decisione adottiva straniera, pronunciata in favore di una persona unita dal genitore biologico del minore adottato, da matrimonio same-sex». L'ordinanza di Giuseppe Spadaro precisa anche che «il Tribunale non può e non intende sostituirsi al legislatore» ma, nel caso specifico, può ricorrere alla Consulta considerato come l'applicazione delle norme «non consenta di tutelare beni e valori costituzionalmente garantiti quale il diritto fondamentale del fanciullo a una famiglia».
I giudici non hanno mancato di citare nelle carte anche la sentenza della Cassazione che sancì come «il matrimonio same-sex non è inesistente ma improduttivo di effetti giuridici in Italia per l'assenza di una specifica legge» dato che «la coppia formata da persone dello stesso sesso rientra comunque nell'ambito delle formazioni sociali presidiate dall'art. 2 della Carta costituzionale».
2 commenti