Il Comitato Olimpico ha deciso: d'ora in poi gli stati omofobi non potranno ospitare i giochi


Dopo la vergogna di Sochi, tra appelli al silenzio dinnanzi all'omofobia russa e personaggi pronti a sostenere che lo spot non debba occuparsi di diritti umani, il Comitato Olimpico Internazionale ha finalmente deciso di includere la non-discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale fra i principi fondamentali che uno stato dovrà rispettare per poter ospitare le Olimpiadi.
Il nuovo comma 6 enuncia: «Ogni forma di discriminazione nei confronti di un Paese o di una persona per motivi di razza, religione, politica, di orientamento sessuale o altro è incompatibile con l'appartenenza al Movimento Olimpico».
Purtroppo la regola non si applicherà alle olimpiadi già assegnate, come l'edizione invernale che sarà ospitata nel 2018 in Corea del Sud o quelle del 2022 che verranno assegnate al Kazakistan o alla Cina. Confermate sono anche quelle di Rio del 2016 e quelle di Tokyo del 2020. A partire dal 2024, però, le assegnazioni non potranno più ignorare la regola appena decisa.
«Oggi è un grande passo in avanti per le Olimpiadi -ha commentato Shawn Gaylord di Human Rights First- e in particolar modo per gli atleti, gli spettatori e tutti quei residenti dei paesi ospitanti che si identificano come gay, lesbiche o bisessuali».
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