Donato Ramunno di Fratelli d'Italia: «Conchita Wurst è un essere immondo. Metà bestia metà uomo»


«Ho dovuto cambiare canale. Mia figlia vedeva Rai 1 con me ed è comparso questo essere immondo. Metà bestia metà uomo. Gli esseri mitologici esistono». È quanto affermato su Facebook da Donato Ramunnom capogruppo di Fratelli d'Italia nel consiglio comunale di Rionero in Vulture (Potenza) in merito alla partecipazione di Conchita Wurst all'Arena di Massimo Giletti.
Montata la polemica, il consigliere ha modificato il suo post ed sostituendo la dicitura «metà bestia metà uomo» con un'altro altrettanto vergognosa «metà uomo metà non so cosa». Poi ha iniziato a citare versetti a casaccio tratti dalla Bibbia (nella fattispecie il passo in cui Dio dice a Mosè che scatenerà la sua ira contro il popolo che ha costruito un idolo d'oro) e poi è ricorso al solito «Io non ho nulla contro omosessuali» (naturalmente aggiungendo poi che «Io non ho nulla contro le persone nate in un corpo sbagliato.mi fanno orrore però le caricature degli omosessuali. Come il personaggio in questione»).
Peccato che Conchita Wurst non possa essere considerata una caricatura degli omosessuali dato che non è omosessuale. E neppure trans. È una drag queen e la cosa è un bel po' diversa.
Potrà piacere o non piacere il fatto che porti una barba, ma ciò non giustifica offese personali buttate lì solo per ottenere un po' di visibilità (l'impressione è che da perfetto sconosciuto, il consigliere desideri divenire l'idolo di neonazisti, cattofasicti ed ignoranti). Inoltre sarebbe bastato non cambiare canale e provare ad ascoltare ciò che Conchita Wurst ha raccontato per scoprire il perché di quella barba: «Soprattutto in Austria ci sono stati molti cambiamenti -ha raccontato- in tanti pensavano che una figura femminile con la barba potesse creare imbarazzo, ma non hanno potuto fare a meno di vedermi. E hanno visto che sono io, che non lo faccio per scherzo, che se non si danneggia nessuno si può essere quello che si vuole. Non conta l'aspetto, la copertina del libro, dietro c'è dell'altro».
Anche riguardo all'ipotesi più volte ribadita dall'assessore che vorrebbe quella barba come «un prodotto commerciale elevato a icona di una società globalizzata e unificata», per chiarire la questione sarebbe bastato ascoltare l'artista. «Le affermazioni avrebbero senso se la barba fosse comparsa prima dell'Eurovision -ha detto- ma in realtà Conchita Wurst esiste dal 2010, quando avevo uno show burlesque, avevo deciso di esibirmi in drag, ma di tenere anche la barba, cui ero affezionata. Certo non so se come Tom avrei vinto, non ho una presenza scenica così forte, come Tom. La barba? Non so se la taglierò mai. Magari ad un certo punto mi stancherò e lo farò, ma certo non sarò più Conchita Wurst».
Ecco dunque che Donato Ramunnom pare risultare il perfetto l'emblema di una politica pronta a giudicare senza neppure sapere di che cosa si sta parlando e, soprattutto, pronta ad ostentare come non si voglia neppure ascoltare l'altro pur di riuscire ad ottenere visibilità a fini elettorali (peraltro senza neppure preoccuparsi di gettare la propria figlioletta in pasto al clamore mediatico). E se poi volessimo sparare sulla croce rossa, ci sarebbe anche da chiedersi perché un uomo così devoto da citare la Bibbia per condannare Conchita Wurst non si faccia problemi a pubblicare su Facebook fotografie equivoche che mostrano Gesù bambino a cavalcioni di una Barbie all'interno di un'autovettura...
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