Goa, il ministro allo sport sostiene l'imminente apertura di «centro di riabilitazione» per i gay


Durante la presentazione del piano dello Stato di Goa per la gioventù, il ministro indiano Ramesh Tawadkar ha raccontato ai giornalisti presenti che presto verrà aperto un «centro di riabilitazione» per rendere «normali» gay, lesbiche, transessuali e bisessuali, esattamente come già avviene per il recupero degli alcolisti. Il politico ha anche dichiarato che i pazienti del centro verranno «allenati» e ricevendo anche appositi farmaci e terapie specifiche.
«Allo stesso modo di altri gruppi come giovani criminali, tossicodipendenti, emarginati, immigrati o geograficamente svantaggiati -ha sostenuto il ministro- verrà eseguita un'indagine dettagliata affinché le problematiche della comunità lgbt vengano trattate specificamente».
In seguito alle polemiche, il primo ministro di Goa ha pubblicamente condannato le parole del ministro allo Sport, lo ha definito «un ignorante» ed ha precisato che «non esiste nessuna politica per curare i gay, esserlo è un dono».
In India i rapporti fra persone dello stesso sesso sono tornati illegali nel dicembre del 2013 attraverso il ripristino di una legge coloniale risalente a 154 anni fa.

Persino testate come Il Giornale non hanno esitato a definire «scioccante» un paragone tra omosessualità e alcoolismo, peccato che un dettaglio ben preciso dovrebbe farci riflettere: il medesimo accostamento viene più volte ribadito sul sito di Alleanza Cattolica, uno dei soggetti che la giunta di Maroni ha voluto come relatori nel convegno sulla famiglia organizzato da Regione Lombardia. In Italia non solo il premier non è minimamente intervenuto per prendere le distanze, ma la giunta lombarda ha pure votato una mozione per sostenere la necessità di portare avanti l'iniziativa nonostante le proteste.
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