Il sottosegretario allo sviluppo economico: Tiffany non investa sul mercato gay italiano o potrei denunciarli


Tiffany ha incluso una coppia gay nella sua nuova campagna pubblicitaria ed immancabilmente è già giunta una nota di biasimo da parte degli esponenti del Ncd. Intervistata da Klauscondicio il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari ha sostenuto che quell'immagine non dovrà mai giungere in Italia dato che «denoterebbe un atteggiamento culturale molto irrispettoso di un Paese e anche dei valori e dell'identità degli italiani. Visto che in Italia non è permesso contrarre matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono portata a pensare che esisterebbero gli estremi per giudicare come fuorviante lo spot in questione».
La donna ha poi aggiunto che: «Non credo che verrebbe accolto bene l'atteggiamento delle multinazionali e delle lobby che, pur di raggiungere i propri obiettivi commerciali, calpestano qualunque tipo di identità». La donna non scarta neppure l'ipotesi di volersi rivolgere al giurì di autodisciplina pubblicitaria se immagini simili dovessero giungere in Italia: «Sono valutazioni che mi riservo di fare con i vertici del mio partito -dice- al fine di difendere il nostro Paese e i suoi valori da atteggiamenti di aziende come questa. C'è un limite alla ricerca di notorietà a tutti costi. Ci vuole rispetto per gli italiani».

Anche il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, non ha perso tempo per sposare la tesi della sua compagna di partito ed ha dichiarato: «Lo spot pro-matrimoni gay della nota azienda di gioielli c'entra un po' poco col dibattito sui valori e i diritti gay. In questo caso mi sembra ci sia la ricerca spasmodica di trovare clamore e di amplificare l'audience, perché diciamocelo altrimenti chi le avrebbe mai notate queste foto e il marchio in questione? Si vuole fare notizia per uscire fuori dal coro. Infatti lo slogan è quello del nuovo amore, l'amore moderno come se il rapporto etero fosse vecchio e passato [...] Il matrimonio omosessuale in Italia non è previsto, e male si fa a dare un messaggio un po' fuorviante. Non credo proprio che Tiffany voglia indurre il governo italiano a cambiare la legge sul matrimonio, ammesso che la campagna in questione venga pianificata in Italia».

Nel 2011 fu Giovananardi a scagliarsi contro lo spot gay-friendly di Ikea e da quel momento pare che il suo partito non abbia perso una sola occasione per scagliarsi contro qualunque azienda privata abbia manifestato apertura alla comunità gay. Ma forse la vera domanda è se sia Tiffany a dover cercare notorietà o se sia la loro omofobia ad essere ostentata al solo fine di tentare di ottenere una visibilità che il loro immobilismo politico non gli consentirebbe di ottenere. Inoltre, soprattutto visto il momento di crisi che siamo passando e la continua fuga delle aziende italiane all'estero, siamo certo che un sottosegretario allo sviluppo economico possa permettersi di lanciare intimidazioni verso aziende che volessero investire in Italia? La sua fame di pregiudizi vale l'immagine di un Paese medioevale da cui conviene star lontani?
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