L'inaccettabile ipocrisia: i difensori della «famiglia tradizionale» che non hanno una famiglia tradizionale


Uno dei relatori al convegno di Regione Lombardia «in difesa» della famiglia tradizionale sarà Mario Adinolfi, un personaggio tristemente noto per la sua perpetua crociata contro la dignità e i diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso e direttore di un nuovo giornale ultra-cattolico (ed anti-gay) da lui fondato..
Nel motivare la sua contrarietà al matrimoni gay, Adinolfi sostiene che «se rompiamo la sacralità del vincolo matrimoniale tra uomo e donna, ogni rapporto "stabile" potrà alla lunga trasformarsi in matrimonio, sarà un diritto incontestabile. Con conseguenze inimmaginabili». Ed ancora, se «dovessimo ammettere la rottura del principio sacro per millenni che il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna, perché limitarci a rendere legale e matrimoniale solo il rapporto tra due donne o due uomini? Perché non accettare che ci si possa amare in tre? O in quattro?».
Pensieri già opinabili che diventano insopportabili se si guarda alla sua vita privata. È stato sposato ed ha avuto una figlia. Poi ha lasciato tutto ed è andato a sposarsi a Las Vegas con una ragazza italo-brasiliana molto più giovane di lui. La «sacralità» che è stata attribuita alla cerimonia pare confermata dal fatto che si sia presentato all'altare in tuta e scarpe da ginnastica.
Qualcuno dirà che la vita privata è privata e che una persona può anche avere opinione diverse da quelle che è il proprio vissuto, eppure all'ipocrisia c'è un limite. Il divorzio è stato introdotto in Italia solo nel 1974 e un mantenimenti dei «principi sacri per millenni» non gli avrebbe certo permesso di poter compiere quella scelta. Ed è proprio qui il punto: perché chi si è preso la libertà di rompere la tradizione poi la vuole imporre agli altri? In fondo lui ha tranquillamente «rotto ciò che Dio ha unito» ma ora, in nome di quello stesso Dio, ora chiede che agli altri non sia permesso di unirsi con la persona che amano: se è davvero la tradizione a stargli allora a cuore, allora perché non la impone anche a sé stesso?

La cosa più imbarazzante è che Adinolfi appare pure in buona compagnia: è difficile non ricordare il celebre Family Day del 2007 che a rappresentanza della "famiglia tradizionale" vide salire sul palco Silvio Berlusconi (due divorzi alle spalle, un'indagine per prostituzione minorile ed un fidanzamento con una 29enne), Gianfranco Fini (un divorzio e due figlie fuori dal matrimonio) e Pierferdinando Casini (un divorzio, due mogli e quattro figli)?
Insomma, l'impressione è che chiunque non abbia una famiglia "tradizionale" rivendica il diritto di imporre quel modello agli altri... per non parlare di come i vari vescovi ci mettano il becco nonostante non abbiano mai vissuto in prima persona un vero rapporto di coppia (perlomeno alla luce del sole).
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