Lombardia: i promotori del convegno omofobo si danno ragione (contraddicendosi a vicenda)


Nel corso della conferenza stampa di Regione Lombardia per la presentazione del convegno omofobo dal titolo "Difendere la famiglia per difendere la società", Massimiliano Romeo (capogruppo della Lega Nord) ha tuonato: «Ogni occasione è buona per tirare in ballo i gay. Che fra l'altro la maggioranza dei quali non ha alcuna intenzione di sposarsi. Non gliene frega nulla del matrimonio. Il gay per eccellenza è un anticonformista. È sempre stato un anticonformista. E cosa fa, si conforma al matrimonio? Quindi alla maggior parte dei gay non gliene frega niente di queste cose. Qui siamo di fronte ad una minoranza di attivismo chiassosa che parla a sproposito dei gay, li tira in ballo per qualsiasi tipo di occasione e che non gliene frega niente dei diritti dei gay».
Da lì a poco è intervenuta anche Jennifer Basso Ricci (presidente di Obiettivo Chaire) che ha dichiarato: «Anche noi sosteniamo questo convegno proprio perché molte persone omosessuali, in realtà, quello che manifestano è un loro disagio familiare, una loro volontà di fare famiglia»
Esatto: le due affermazioni non sono assolutamente incompatibili fra di loro. Da un lato la politica sostiene che i matrimoni gay non servano perché i gay non si vogliono sposare, dall'altro che chi sostiene che il loro disagio dipenda proprio dal fatto che non gli venga consentito di poter formare una famiglia. La cosa incredibile, però, è che non siamo di fronte ad un contraddittorio ma i due erano convinti di darsi ragione a vicenda.

Nel video realizzato da Il Fatto Quodidiano appare evidente questa contraddizione, così come lo stesso giornale nota alcune discrepanze fra ciò che la rappresentante di Obiettivo Chaire ha dichiarato in quella sede e ciò che compare sul loro sito. La donna dice che la sua associazione ripudia l'uso della parola «cura» e che «Obiettivo Chaire non ha mai avuto nessun problema con l'omosessualità». Tralasciando il fatto che solo pochi secondi prima aveva scelto il termine «problema omosessuale», sul sito dell'associazione si dichiara tranquillamente che tra i loro obiettivi c'è il voler «prevenire l'insorgere di tendenze omosessuali nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani» così come «la ricerca di cause che contribuiscono alla diffusione di atteggiamenti contrari alla legge naturale, riconoscibile dalla ragione rettamente formata». Se questo non è avere un problema, allora non ci intendiamo sull'uso dell'italiano!

Ma non solo. Nella sezione 2/e della loro documentazione asseriscono che «È possibile modificare o cambiare l'orientamento sessuale» sostenendo addirittura che «gli esiti della terapia riparativa sono simili a quelli di ogni altra psicoterapia: 1/3 di pieno successo; 1/3 di miglioramento della identità globale della persona, con capacità di gestirsi in modo più equilibrato; infine 1/3 di fallimento». Diranno pure di non voler usare la parola «cura», ma come dovremmo chiamare il sostenere che due terzi delle persone sottoposte a fantomatici trattamenti siano riusciti a modificare il proprio orientamento sessuale (cosa peraltro impossibile dal punto di vista scientifico?. E che dire dei loro dati pressoché miracolosi se confrontati con quelli di Exodus International (dal 1976 al 2013 la più grande clinica degli Stati Uniti che adottava le stesse terapie da loro proposte) che ha ammesso di non aver mai ottenuto un solo risultato reale. Persino quando era in attività sosteneva che la "conversione" all'eterosessualità giungesse solo nel 15% dei casi (contro il 25% sostenuto sul sito dell'associazione italiana) pur considerano un successo il 23% dei pazienti che sostengano siano riusciti a rimanere casti a vita dopo le loro "terapie".
A voler pensare male, il dato interessante è il milione di dollari di fatturato che ruotava attorno alla società statunitense, al punto che sarebbe interessante conoscere quale sia il giro di affari legato alla realtà da cui Obiettivo Chaire ha tratto quei numeri... ma forse non lo sapremo mai dato che, così come sottolinea Il Fatto Quotidiano, la sua presidente non appare molto disponibile a concedere commenti sulle sue attività.
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