Omofobia, confermata la condanna dell'avvocato Taormina. I giudici ribadiscono che la libertà di opinione non può violare gli altri principi costituzionali


La Corte di Appello di Brescia ha respinto l'appello presentato dall'avvocato Carlo Taormina contro l'Ordinanza del Tribunale di primo grado che lo aveva condannato a risarcire la Rete Lenford dopo le dichiarazioni omofobe e discriminatorie rese durante una trasmissione radiofonica. In quell'occasione l'ex deputato di Forza Italia espresse giudizi negativi sulle persone omosessuali, sostenendo che non ne avrebbe mai assunte nel suo studio.
L'associazione Avvocatura per i diritti Lgbti-Rete Lenford, difesa anche in appello dagli avvocati Caterina Caput e Alberto Guariso, aveva ravvisato in quelle parole un evidente intento discriminatorio, sanzionato dalla Legge 216/2003 che tutela i lavoratori contro le discriminazioni sul luogo di lavoro.
La Corte d'Appello ha dunque condiviso quanto già acclarato dal Tribunale ed i giudici hanno anche ribadito come la tutela del principio costituzionale sulla libertà di manifestazione del pensiero non possa spingersi a violare altri principi costituzionali, individuati nell'articolo 2 (tutela del singolo cittadino nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità, ovvero il luogo di lavoro), 3 (principio di uguaglianza) 4 (diritto al lavoro) e 35 (tutela del lavoro).
Taormina è stato condannato ad un risarcimento di 10.000 euro e alla pubblicazione a sue spese dell'ordinanza su un quotidiano a tiratura nazionale. Il tribunale ha inoltre riconosciuto la Rete Lenford come un soggetto giuridico portatore dell'interesse collettivo leso e, come tale, legittimato ad agire in giudizio e titolare di un diritto al risarcimento.
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