La Wurst sorpassa lo share della famiglia Anania, ma Adinolfi cerca di farlo passare come un insuccesso


È incredibile come Mario Adinolfi cerchi di piegare tutto alla sua ideologia senza curarsi della verità dei fatti. Ormai cimentatosi nel ruolo del fervente cattolico, è nel corso della prima puntata che aveva precisato come «mi è piaciuta la famiglia Anania e la sua lode al Signore» (già, perché l'aver avuto 16 figli non è stato attribuito al sesso privo di precauzioni ma ad una volontà divina) e si era scagliato nuovamente contro Conchita Wurst, da lui definita come «un tizio che come cantante vale zero e non ha mai manco pubblicato un album, che esiste solo come icona dell'ideologia gender». Si lanciò anche nel sostenere che «la propaganda gender è antipopolare, l'opposto esatto dello show che Carlo Conti ha costruito. E vedrete gli ascolti: 2 milioni di persone in meno, scommettiamo?».
Considerato come la seconda puntata abbia sempre registrato ascolti inferiori rispetto alla prima, la sua scommessa equivaleva allo scommettere che un vaso di cristallo possa rompersi se gettato dal settimo piano. Eppure ha peso: oggi tutti i giornali parlano di ascolti record con dieci milioni di spettatori e con il 41% di share nella seconda serata (quasi 8 punti in più dello scorso anno). Il massimo picco si è registrato proprio alle 0:10 in occasione dell'esibizione di Conchita Wurst.
Incurante i quel dettaglio, Adinolfi afferma oggi di aver avuto ragione e lascia intendere che il pubblico non abbia guardato Sanremo grazie al boicottaggio integralista lanciato dall'Associazione Telespettatori Cattolici e sostenuta anche dal suo giornale. «Il festival passa dal 49.3% al 41.7% -scrive- da 11.8 milioni di telespettatori a 10. Oggi torneremo a guardare Carlo Conti, bravo a chiamarlo come si chiama: Tom».
Se è ignobile il congratulato con Carlo Conti per quello che tutti hanno letto come una mancanza di rispetto, appare evidente anche il tentativo di falsificare i dati (al di là del primo dato arrotondato in eccesso e del secondo arrotondato per difetto). Anzi, a ben guardare la famiglia che ha avuto 16 figli grazie allo Spirito santo ha raggiunto il 50,04% dello share contro il 53.21% della Wurst nonostante la collocazione in una giornata e in una fascia oraria più favorevole, quindi è un doppio trionfo per la cantante austriaca.
Interessante sarebbe anche capire perché mai Adinolfi si ostini a sostenere l'esistenza di una presunta «propaganda gander» dato che alla famiglia Anania è stata data la possibilità di lanciare un messaggio politico contro l'uso del preservativo e a sostegno della procreazione irresponsabile (tanto ci penserà la Provvidenza), mentre alla Wurst si sono poste domande tali da scongiurare qualsiasi argomento che potesse riguardare i diritti civili. A questo punto bisognerebbe domandarsi chi è che sta davvero facendo propaganda.
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