ProVita Onlus: «L'omosessualità è l'anticamera della pedofilia»


Non è certo una novità che la ProVita Onlus sia ossessionata dai gay e dalla volontà di denigrarli in ogni occasione, così come non è certo una novità la loro abitudine nel falsificare le notizie pur di alimentare l'odio sociale verso la comunità lgbt. Ne è un esempio il loro articolo sul convegno omofobo di Maroni in cui si cerca di far credere che i contestatori volessero aggredire i partecipanti (anche se nella realtà del fatti l'unica aggressione registrata è stata in direzione opposta) e si è parlato delle migliaia di persone che hanno protestato pacificamente con parole volutamente offensive: «Saranno stati 200 -scrivono- poco efficaci, un po' svociati, stonati e come sempre piuttosto volgarotti». Insomma, insulti gratuiti e falsificazioni belle e buone.
Eppure chi è pronto a sostenere l'esistenza di violenze anche laddove non ci sono, non ha dubbi nel ritenere assolutamente leciti gli atti vandalici compiti da un gruppo estremista cattolico nei confronti del Gay Center, al punto che precisano pure come gli insulti con cui sono state illegalmente imbrattate le pareti siano da ritenersi solo degli «innocui manifesti». Ovviamente quando furono dei vandali a colpire un cartello pubblicitario del giornale di Adinolfi, allora ci si affrettò ad ipotizzare un «atto intimidatorio». Un'applicazione di due pesi e due misure che non è certo una novità: anche quando fu Oliviero Toscani ad esimere un'opinione, lo denunciarono immediatamente per «offesa ad una confessione religiosa» (non male per chi sostiene di ravvedere il rischio di un reato d'opinione nel ddl contro i reati omofobi, ndr). Ma se un'associazione gay prova a denunciare per diffamazione un loro amico, allora sulle loro pagine non si fanno problemi a parlare di «Gaystapo» quasi come se non si debba avere il diritto a chiedere giustizia dinnanzi a quello che si considera un torto subito. E questo senza sottolineare come quel termine appaia ridicono nella bocca di chi ha denunciato con modalità simili all'intimidazione chiunque abbia osato applicare i piani di studi predisposti dal ministero (salvo poi veder veder rigettatele loro richieste da parte della procura).
Ma tornando ai volantini sul Gay Center, è dalle loro loro pagina Facebook che si lanciano anche nello scrivere che «L'omosessualità è l'anticamera della pedofilia. Diciamolo a chiare lettere». Sinceramente non ci capisce il nesso fra le adozioni e quella frase, a meno che non si siano ispirati alla peggior propaganda russa nel sostenere che le adozioni gay siano finalizzate alla volontà di abusare dei minori adottati.
Se l'odioso paragone fra omosessualità e pedofilia è il capolinea di chi non ha argomentazioni per sostenere le proprie tesi discriminatorie, a far riflettere è un altro fatto: non solo lo stato non si occupa di tutelare i cittadini da frasi denigratorie diffuse al solo fine di alimentare l'odio e la violenza verso una minoranza, ma questa gente viene addirittura invitata in Senato a suggerire come dovranno essere formulate le unioni civili fra persone dello stesso sesso. Insomma, è un po' come se si ascoltasse il parere del Ku Klux Klan per decidere una legge sull'immigrazione.
È questo il motivo per cui sarebbe facile limitarsi a non dar retta a questa gente (in fin dei conto chi vive ossessionato dall'omofobia non avrà certo una vita felice) ma non è certo tollerabile che la politica dia credito a chi ha deciso di dedicare la propria vita alla discriminazione e all'insulto gratuito.
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