Transessuale molestato in azienda, a giudizio i dirigenti del caseificio Cuomo


Nel settembre 2010 un transessuale di 35 anni reagì all'ennesima offesa dei colleghi tentando il suicidio in sala mensa. Il suo capo reparto la vide tagliarsi le vene e la redarguì perché stava sporcando di sangue il pavimento. Sbattuto fuori dall'edificio, venne soccorso dagli operai di una ditta vicina.
L'essere nata donna gli era costato cinque anni di insulti e di violenze: «Transformer», «Carne di porco, ti faremo impazzire», «Sei mezza lesbica e mezzo frocio», «Se mi denunci vengo sotto casa e ti spezzo le gambe». E poi, ancora, ci sarebbero stati schiaffi, calci, proposte oscene e palpeggiamenti. Il tutto pur di convincerlo a licenziarsi.
È con l'accusa di atti persecutori e violenza sessuale che il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Latina, Guido Marcelli, ha ora rinviato a giudizio quattro imputati (la responsabile dell'azienda e tre dipendenti) del caseificio Cuomo di Aprilia. Il processo avrà inizio il prossimo 21 luglio.
«È una storia incredibile di violenza e discriminazione -ha commentato Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center- La storia di Simone merita di essere conosciuta perché ci troviamo di fronte a fatti che chiedono giustizia. Qui non c'è solo una vicenda di discriminazione ma siamo di fronte a fatti violenti e aggressioni fisiche e psicologiche. Sui nostri social network parte oggi la campagna #BoicottaCuomo. Chiediamo a tutti di aderire e di dare un segnale forte di protesta, a partire dai consumatori, dalle associazioni sindacali, dai lavoratori e dai supermercati».
Gli avvocati dell'azienda negano la ricostruzione dei fatti e sostengono: «Mai nell'azienda si sono verificati episodi di discriminazione sessuale. C'erano state soltanto delle dipendenti che lamentavano molestie da parte di Simona (il transessuale che ha denunciato l'azienda, ndr)». Riguardo al tenativo di suicidio, aggiungono: «abbiamo depositato in aula una relazione della professoressa Chiara Simonelli, sessuologa dell'università La Sapienza, che, a proposito del tentato suicidio, ha specificato che il 30% di quanti sono impegnati in un percorso come quello di Simona T. compiono atti di autolesionismo. C'è infatti una differenza fondamentale tra gli omosessuali, che accettano il loro corpo, e i transessuali, che lo rifiutano».
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