Secondo Imola Oggi, è legittimo minacciare di morte i gay se irrispettosi verso i neonazisti


Spesso tutto ciò che accade ai gay viene raccontato con una doppia verità: da una parte c'è la denuncia dei fatti, dall'altra organizzazioni cattoliche integraliste che negalo l'evidenza pur di sostenere che l'omofobia non esista. È per questo motivo che dinnanzi ad un articolo di Imola Oggi intitolato "La vera storia dell'italiano perseguitato in Ungheria perché gay" ci si sarebbe potuti aspettare la solita ricostruzione distorta volta a negare i fatti e a creare una falsa storia. Incredibilmente, però, le cose non sono andate così.

L'articolo si apre con un elogio all'Ungheria, dato che un Paese che vuole uccidere i gay non può che essere un paradiso terreste. Si afferma che «L'Ungheria è un paese tranquillo e civile. La disoccupazione al 7.1% (contro il 13.1% in Italia). Il PIL è aumentato del 3.5% l'anno scorso (quasi il doppio della media europea). I salari sono anche in continuo aumento: 4% nel 2014». Ma non solo. A mandare in visibilio l'autore del pezzo sono anche le posizioni razziste del premier Viktor Orban, pronto a sostenere di voler infrangere le regole europee sull'immigrazione pur di impedire l'accettazione degli stranieri per «difendere i cittadini ungheresi da questo male».

Riguardo all'italiano che rischia la vita (di cui il giornale di premura di indicare nome e cognome unite alle sue fotografie), l'articolo afferma che «il nostro eroe si è presentato al gay pride di Budapest,su un carro e tenendo in mano una parodia di un club nazionalista di motociclisti. Solo che al posto della moto stilizzata che la orna c'era un fallo». A quel punto si racconta come «sul sito del club motociclista sono quindi comparsi la sua foto, il suo indirizzo di casa e quello del suo datore di lavoro ed hanno cominciato a ricoprirlo di insulti e a mandare migliaia di mail al suo capo, chiedendo di licenziarlo per aver "infangato il Paese e la religione cristiana"».
Per dar ragione ai neonazisti ungheresi si parte con lo rispolverare le polemiche che hanno riguardato il Cassero, sostenendo che «gli insulti alla religione cristiana da parte della sensibile e delicata comunità LGBT accadono anche in Italia dove ad esempio i gay del Cassero Bologna hanno fatto bella mostra di sé in immagini come queste».

L'articolo prosegue poi affermando che «sul sito di Jeszenszky appare una taglia su Andrea Giuliano: "10mila dollari per chi lo ammazza". Il 33enne ligure (uomo fatto, non ragazzo come dicono) dice di aver dovuto cambiare casa e di essere sfuggito ad alcuni agguati».
Dopo una lunga divagazione su come su come su alcuni siti ci sia chi «dice di peggio», sentenzia che «qui noi abbiamo un 30enne mai cresciuto che va in un altro Paese dove trova lavoro e, invece di compattarsi in modo rispettoso, si mette ad insultare pubblicamente un gruppo di gente del posto mettendo un fallo sul loro simbolo, mentre se la spassa allegramente durante un gay pride. Gli aderenti al club si sono sentiti offesi ed hanno reagito in maniera esagerata».
Quindi, ricapitolando, è necessario che i gay siano rispettosi dei neonazisti e che rinuncino alla possibilità di manifestare per non offendere il «sentimento cristiano» di chi marcia sotto il simbolo della svastica. Se non lo fanno, non devono lamentarsi se ricevono minacce di morte o se trovano alcuni sicari davanti alla porta di casa.
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