Arcigay risponde al parroco di Spongano: «Fa ridere il livello di pateticità a cui si è arrivati»


Dopo l'apertura al matrimonio eguallitario in tutti gli Stati Uniti, il vice parroco di Spongano (Lecce) aveva minacciato tutti quei parrocchiani che avessero osato festeggiare la notizia. Un apprezzamento su Facebook avrebbe comportato l'esclusione dalla vita parrocchiale, mentre chiedeva a gran voce la scomunica di chiunque si battesse per l'uguaglianza di diritti.
Tanta violenza è stata argomentata con il solito riferimento ad una inesistente «ideologia gender», spauracchio dietro cui ormai è consuetudine nascondere il proprio odio e i propri pregiudizi. Roberto De Mitry, presidente di Arcigay Salento La Terra di Oz, ha voluto precisare alcune affermazioni.

Innanzitutto è bene ribadire che la teoria gender, come illustrata dai detrattori dell'associazionismo che lotta per la pari dignità e cittadinanza della comunità LGBT, non esiste. Non esiste perché noi di Arcigay Salento non andiamo nelle scuole a dire che da grandi i ragazzi "possono scegliere" se essere uomini o donne. Confondendo il fattore biologico che innesta quelle bellissime differenze fisiche e morfologiche tra uomo e donna con il fattore sociale, che invece, assegna ingiustamente ruoli diversi ai diversi sessi. Semplificando: è giusto valorizzare le differenze tra uomo e donna, ognuno con esigenze fisiche e morfologiche peculiari; è ingiusto dire che un uomo deve solo lavorare e sostenere economicamente una famiglia e una donna deve restare a casa a prendersi cura dei figli. Il fattore sociale è quello che deve cambiare perché è intriso di maschilismo e patriarcato lasciando fuori ed emarginando chi non si sente appartenere a questo dato binario uomo/donna.
Nessuno mette in discussione l'essere biologicamente uomo o l'essere biologicamente donna. Si mette in discussione la differenza di trattamento sociale che viene assegnato a questi due diversi sessi. Aldilà del genere, siamo tutti della stessa razza: umani.
Ma per la Chiesa non va affatto bene che qualcuno contesti il patriarcato e il ruolo sociale uomo/donna perché significa mettere in discussione il sacerdozio maschile, il ruolo della donna sottomessa, la famiglia "tradizionale". Le basi, insomma, su cui la Chiesa è cresciuta ed ha consolidato il suo potere immanente secolare. Da qui lo spauracchio del gender: creare una favola per spaventare il gregge e puntare il dito contro una minoranza incolpandola di mali che non ha.
"Studi scientifici dimostrano che se due gay si sposano, tu continui a vivere", se proprio vogliamo sintetizzare al massimo utilizzando un po' di ironia.
Perché aldilà di tutto, vedere tutte queste persone utilizzare pompose parole e astrusi arzigogoli per nascondere la loro voglia di negare ad altri diritti che considerano ancora privilegi (riservati ad etero e cattolici) ci fa ridere: siete ridicoli; e ci fate ridere.
Non è più rabbia o tristezza che proviamo. Quello che proviamo è tanta pietà mista a ilarità. Annaspate goffamente a spauracchi pensando che la popolazione viva ancora nel medioevo, che non sia istruita e che non sappia più distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Analizzando il caso in oggetto: ma come si può "minacciare" i fedeli per una foto profilo? Se usi l'arcobaleno allora non ti faccio fare il padrino, o il catechista. Fa ridere. Fa ridere il livello di pateticità a cui si è arrivati. Un po' come le indulgenze: con un cento euro quella piccola scappatella Dio te la perdona. Suvvia, vi sareste accorti anche voi che avete superato qualsiasi genio delle sceneggiature di sit-com.
Questo denota il livello di disperazione che avete. Perché o accettate il cambiamento o soccombete ad esso. E non c'è scampo: il cambiamento ci sarà, l'amore vincerà. Perché l'amore e la giustizia vincono sempre. Perché è amore e giustizia che Dio vuole, per chi ci crede.
Un consiglio? Incominciate a seguire davvero la parola di Dio e smettetela di essere ridicoli.
Oppure continuate così, che quattro risate in queste giornate d'estate fanno sempre piacere.
Al prossimo sketch!
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