Secondo La Croce, Caitlyn Jenner è «un uomo normale divenuto feticcio del transessualismo»


La Croce di Mario Adinolfi ha deciso di attaccare Caitlyn Jenner attraverso un articolo di Emiliano Fumaneri intitolato «Come Bruce è morto nel corpo finto di Caitlyn». Il sottotitolo è ancora più inaccettabile nel promettere «la storia dettagliata di come il furore dionisiaco che imperversa nel nostro tempo ha trasformato un uomo normale, con le sue fragilità, prima nell'icona della virilità, poi nel feticcio idolatra del transessualismo». L'uso del termine «normale» si commenta da sé e fa già presumere che l'articolo sarà ricolmo d'odio. E così è stato.

Il racconto inizia con il parlare delle medaglia d'odio conquistata nel decathlon alle Olimpiadi di Montreal nel 1976, asserendo poi che:

La medaglia che lo ha reso una star, oltre che un eroe nazionale, lo precipita anche in una sorta di grottesco paradosso esistenziale. Sì, perché in sé Bruce, come confesserà anni dopo la sua prima moglie Chrystie Scott, nasconde un segreto. Il segreto che meno ti aspetteresti da un emblema della virilità come lui. Bruce Jenner combatte infatti col desiderio interiore di essere una donna. Tecnicamente si chiama disforia digenere. Bruce ama le donne ma si sente una di loro. In pubblico indossa la maschera del maschio americano sano e forte, ma in privato indossa i collant sotto i pantaloni e porta il reggiseno sotto la maglietta.

Ecco dunque che la transessualità viene presentata come una malattia e i toni si fanno immediatamente privi di ogni rispetto quasi a volerlo deridere.
Si racconta come abbia poi divorziato ed abbia iniziato ad assumere ormoni e di come «i cambiamenti del suo corpo, ormai chiaramente percepibili, cominciano ad alimentare le prime voci sulla sua sessualità incerta. Bruce decide allora di interrompere il processo di "transizione di genere". Per timore delle reazioni della gente, certo, ma soprattutto per i figli. Senza contare che la sua carriera nel mondo dello spettacolo si trova a un punto morto. Ha bisogno di rilanciarsi e per questo deve mettere a tacere le voci. E il nuovo matrimonio con Kris Kardashian, nel 1991, lo aiuterà anche in questo».

Dinnanzi alla tragedia di un uomo che non può essere ciò che prova perché terrorizzato dalla società, l'articolo diventa surreale nel suo sostenere che «inizialmente tutto sembra andare a gonfie vele. Bruce riesce anche a recuperare un contatto coi figli avuti da Christye e Linda, dai quali si era completamente isolato». Insomma, un finto matrimonio di copertura è quella che La Crioce suggerisce come la scelta migliore.
Si prosegue poi nel raccontare come la moglie «prende in mano le redini della declinante carriera televisiva del marito» e lo porta a raccontare la propria vita in un raelity show. Nel 2013 Bruce si separa dalla moglie e gira voce che «il motivo della rottura stia nel desiderio di Bruce di cambiare sesso». «Arriva il 2015. Ad aprile Bruce Jenner, che ha ormai 65 anni, rilascia un’intervista ad Abc. Durante la trasmissione, seguita da sedici milioni di persone, fa coming out. Dichiara di sentirsi donna e di aver intrapreso già da qualche mese i trattamenti ormonali. Fin da bambino, confessa al giornalista, si è sempre sentito intrappolato in un corpo maschile. Una vita, la sua, passata a mascherare il proprio disagio per timore di deludere gli altri».
Si parla poi della «copertina patinata di Vanity Fair» e si dice aggiunge che:

È superfluo dire che il suo percorso transgender è stato immortalato da una telecamera. È già pronto un docu-reality, I Am Cait, che andrà in onda in otto episodi sul canale di intrattenimento televisivo E! a partire dal 26 luglio.Superfluo anche sottolineare le potenzialità di questa storia (un ex simbolo della maschilità che diventa una donna) in termini di propaganda filo-gender anche se, va detto, la vicenda ha diviso in due l’America liberal: se da una parte c’è chi considera Jenner come un’icona dell’emancipazione transgender o come una sorta di demistificatore dei «miti sul genere», dall’altra c’è chi vede i pericoli di una eccessiva spettacolarizzazionedella questione.

Insomma, riprendendo le tesi scritte dai giornali integralisti statunitensi, La Croce sostiene che una persona possa cambiare sesso solo per soldi e per fare un reality. Anzi, aggiunge che «tutto nella storia di Bruce Jenner ha un sentore di surreale. Un intreccio infinito di maschere e fragilità. L’altra nota
dominante della sua vita è indubbiamente il dolore». Si sostiene l'esistenza di «di traumi e lacerazioni avviatasi fin dall'infanzia» e di «un uomo prigioniero dei suoi fantasmi interiori».
Insomma, affermazioni che così decontestualizzate non lasciano intendere di come si stesse parlando delle difficoltà del non poter essere sé stessi e non certo di un qualcosa che indichi una fragilità mentale di Caitlyn. Ma La Croce preferisce sostenere che «Bruce, più che un trionfatore, appare come uno dei figli vittime di questo mondo». Aggiungono:

Non c’è libertà dove domina una forza schiavizzante che si impone brutalmente alla persona fino ad annullare la sua libertà, spezzando i suoi vincoli carnali, allentando i legami più intimi.C’è chi ha definito la società dello spettacolo –dove ogni cosa, anche l’intimità più recondita, è assimilata a merce da esposizione– come il luogo dell’Es: un luogo fittizio dove realtà e fantasia si ibridano in un brulicare di luci. E dove tornano a fare irruzione pulsioni selvagge, irrefrenabili, che la civiltà pensava, a torto, di aver sottomesso e domato. E così tutte le tendenze che la morale comune ripugnava in quanto pericolose per la vita in società ritornano a esigere il diritto all'esistenza.È un trend che si sposa magnificamente col pensiero di una vasta corrente culturale che promuove il ritorno al politeismo come cura liberatoria per la psiche e la società. Il contatto con le forze oscure del subindividuale, si dice, è il sentiero della vera liberazione.

Si inizia così a citare Freud ed s Hillman e a far riferimenti a presunti «disturbi» e «disordini» quasi si stesse parlando di una malata mentale. Anzi, ci si lancia nel sostenere che l'unica maniera di reagire alla transessualità è rifiutarla:

La liberazione non sta dunque nel resistere alle personalità multiple che assediano l’integrità dell’io. La vera libertà sta nell’accettarle, ci dice il discepolo di Jung. Non sono i disordini interiori e le dissociazionidella coscienza a essere patologici. La vera malattia è «l’io romano con la sua centralità». Accogliere la dissoluzione politeistica dunque è la cura, la strada per affrancarsi dall’autoritarismo del monoteismo psichico.Gli Antichi avevano già sperimentato il potere maligno di queste divinità capricciose. E prudentemente se ne tenevano a distanza, consci che una coscienza imprigionata dalla coazione degli istinti rischia di sprofondare in un abisso senza fondo. La maschera che ha così tanto assillato Jenner, non a caso, è simbolo per eccellenza di Dioniso, il dio ebbro e omicida, il dio dell’estasi che invita l’uomo a uscire dal proprio io, chiamandolo a deporre la propria singolarità per fondersi col cosmo. Dietro la maschera dionisiaca non c’è che la forza bruta, il cieco nulla della natura selvaggia.

Come da copione, l'articolo si conclude sostenendo che «si manifesta così, una volta di più, la faccia curiosamente regressista di quelle che vengono gabellate per icone di progresso». Nel mondo sono 238 le transessuali uccise ogni anno grazie ai pregiudizi che La Croce una forma di progresso, così come è improponibile il sostenere che i pregiudizi dei propri carnefici debbano essere asseciondati sino ad annullare sé stessi.
1 commento