Carlo Gabardini: «Stiamo uniti e risolviamo il problema»


Domani altre sei piazze si uniranno all'Onda Pride per rivendicare uguali diritti ed uguale dignità per tutte le famiglie. Sarà importante esserci, come ben ci sottolinea il un discorso che Carlo Gabardini ha pronunciato lo scorso 6 giugno in occasione del Campania Pride‬.
Perché ci sara sempre chi bollerà i pride come delle «carnevalate» o chi ci inviterà a non mischiarsi con persone che non ci rappresentano. Ma la verità è una ed una soltanto: noi non siamo come loro, non scendiamo in piazza per sostenere di essere più belli degli altri, non vediamo la differenza come una minaccia, non dobbiamo «difenderci» da nessuno. Saremo lì per dire che la diversità è una ricchezza. Non ci saranno selezioni all'ingresso e rivendicheremo come tutti abbiano diritto a poter essere sé stessi, indipendentemente dalle differenze che possano esserci tra noi e loro. La libertà è tale solo quando è per tutti, non quando ci ci è ritagliati un pezzo in cui i propri bisogni personali possano essere soddisfatti.

A seguire il discorso integrale pronunciato da Gabardini, nella speranza possa essere di sprono per scegliere di passare all'azione e di gridare al mondo che noi siamo famiglie e vogliamo uguali diritti:

Sono orgoglioso di essere il testimonial del BeneventoCampaniaPride e vi ringrazio moltissimo dell'invito.
Sono gay e sono felice.
Sono orgoglioso di essere gay perché essere gay è bellissimo.
Il Pride è anche la festa di commemorazione di tutti coloro che hanno lottato e sono caduti per difendere i diritti LGBT. E questo non va dimenticato; mai! Perché è grazie a loro che noi oggi possiamo sfilare orgogliosi per le strade di Benevento.
Presuntuosamente mi piacerebbe che un domani, altri ragazze e altri ragazzi, ringraziassero noi per essere in piazza oggi: perché io credo che la battaglia stia radicalmente cambiando.
Io non voglio essere tollerato, non mi basta più, io voglio far parte della comunità tanto quanto gli altri. Io voglio essere incluso.
Il fatto che io non venga ammazzato per strada col consenso dei miei concittadini è certamente una vittoria, ma non è più sufficiente.
Questo valeva quando si voleva far credere che l'omosessualità fosse una malattia o espressione del demonio; non è una malattia e Dio – se esiste – ci vuole bene, questa non è più la discussione, è una certezza; sarebbe come chiedersi ancora oggi se gli africani sono degli esseri umani o degli animali; non c'è dibattito: c'è la realtà da una parte, e la follia dall'altra.
Lo so che per molti omosessuali di una certa età è difficile capire quello che sta accadendo, perché a loro è stato concesso di vivere solo se accettavano di gestire il loro amore nel buio delle loro camerette chiuse a chiave, e hanno fatto bene ad accettarlo, nessuno gliene fa una colpa; ma ora siamo nel 2015 e io voglio andare mano nella mano col mio fidanzato anche allo stadio e poterlo limonare davanti a tutti se la mia squadra del cuore vince la Champions (e anche se la perde).
Ecco perché penso che sia fondamentale che in Italia non ci sia un unico pride ma l'ondapride, perché ognuno di noi deve sfilare per le vie della propria città e dire: ciao, io sono il tuo avvocato, io sono il commesso del tuo supermercato, io sono lesbica, io sono gay, e questo non cambia niente.
Ecco perché ringrazio tutti voi, tutta la cittadinanza di Benevento, per questo pride e per essere oggi in piazza. Perché il riconoscimento da parte della propria comunità, è fondamentale; ed è per questo che lottiamo per il matrimonio, perché una coppia diventa coppia anche nel momento in cui è una coppia per tutte le persone che le stanno attorno. E poi il pride serve anche per non sentirsi soli, e io voglio sentirmi in buona compagnia nella mia città, non essere costretto a migrare in un altro paese.
A chi dice che stiamo ostentando la nostra omosessualità, a chi dice che ci sono problemi più urgenti, vorrei rispondere così:
“Se prendi dieci bambini, a nove dai da bere acqua, succhi, bibite gasate e cocktail analcolici e a uno vieti categoricamente di bere, poi non è che puoi lamentarti né stupirti che quest’ultimo dica spesso: «Ho sete». E soprattutto, finché non gli dai da bere, quello nel torto sei tu. Questo fatto dei diritti negati non può essere dimenticato.
Io per lo Stato italiano sono un cittadino di serie B!
E vorrei aggiungere che quello di cui sto parlando è della possibilità di sposarmi e di avere dei figli, dunque non è che si tratti esattamente di uno sfizio marginale. Siccome io per ora non ho il diritto di sposarmi con chi amo e mi è vietato avere figli, be’, sì, lo ammetto: ci penso spesso. Non è che sia una cosina fra le tante, è il mio diritto alla felicità, quindi è abbastanza comprensibile che insista, no?
Poi voglio ringraziare gli etero che sono qui in piazza con noi e dire a quelli che NON sono qui in piazza con noi, che quando limiteranno i loro diritti, io scenderò in piazza per loro. Perché se domani dovessero vietare ai buddisti, ai cattolici, ai neri, ai biondi, ai fascisti, di avere figli, io non organizzerò una contromanifestazione, io scenderò in piazza al loro fianco. Perché uno Stato che vietasse ai fascisti di sposarsi o di donare il sangue, a me farebbe schifo!
E infine voglio ringraziare chi ha organizzato questo pride. Sono ragazzi e ragazze giovanissimi, imbarazzantemente giovani. E questo mi fa sentire bene ed essere parecchio fiducioso sul futuro.
Non mollate, non molliamo. E questo non è un discorso sull'omosessualità.
Quante volte, ognuno di noi, nella propria cameretta si è detto: “Non posso accettare lo stato delle cose. Devo provare a cambiarle!” e ogni volta ha sentito le proprie vocine interne rispondere: “ma chi te lo fa fare?; guarda un po’ di tv e vattene a letto; nessuno ti chiede di agire, se non lo fai nessuno ti dirà niente, nessuno se lo aspetta e probabilmente a nessuno frega alcunché; dai, ma in che casino ti stai cacciando, molla il colpo; ma cosa ti metti a organizzare un pride a Benevento, non è un obbligo, non è un lavoro, mica ti pagano; tienti 'sti crucci per te, gioca alla Playstation e domani sarà un tranquillo lunedì qualunque senza tutte le ansie che ti stai apparecchiando.”
Ecco, a tutti succede così, e io ringrazio gli organizzatori per non aver ascoltato queste voci. Perché queste voci non vanno mai ascoltate. Perché le nostre azioni cambiano il corso della storia; perché questo mondo non è un'entità astratta, siamo noi 7 miliardi di persone che ci autodeterminiamo e ogni singolo fa la sua parte, anche ognuno di noi che oggi ha scelto di essere qui in piazza invece che al mare.
Quindi stiamo uniti e risolviamo il problema.
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